Omelia del Giovedì Santo

29/03/2018 – DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE –

Cosa vediamo quando immaginiamo questa scena così importante per la nostra fede? Come la pensiamo? Come possiamo visualizzarla? A me viene in mente molto di ciò che vediamo nelle nostre famiglie.

Una CENA, dove ci si trova insieme attorno ad una tavola. Un’ORA decisiva, importante nella quale tutti siamo invitati a convenire, spesso dettata da motivi d’AMORE di chi invita e prepara, e di chi è invitato e si siede. Sia nella forma consueta, genitori e figli, sia in quella più allargata, con parenti e amici, in entrambe posso ritrovare qualcosa o molto di quell’ultima sera e ultima cena di Gesù.

C’è l’amore di qualcuno che invita dunque, e ci sono gli invitati che si presentano ognuno a modo loro. Chi rispondendo con altrettanto amore, pensiamo a GIOVANNI – il discepolo amato – che appoggia la sua testa su Gesù, i DISCEPOLI che avevano preparato su ordine del Maestro, PIETRO che si siede vicino con tutto il suo carattere generoso e impetuoso. Ma c’è anche la gelosia e l’invidia di chi discute dei primi posti, di chi si arrabbia perché gli sembra di riconoscere dei favoritismi, e poi il TRADITORE che, come se niente fosse è in mezzo agli altri e comunque è in mezzo a quasi tutti traditori potenziali.

E cosa vedo ancora? Vedo Gesù che passa, ASCIUGAMANO e CATINO in mano e passa a lavare i piedi. Ci vedo con lui tante mamme (e oggi anche molti papà) che attorno alla tavola passano a portare da mangiare, con pazienza, con perseveranza, con amore e con orgoglio. Ci vedo molto della mia famiglia, ma anche di tante nostre famiglie che spesso incontro e con le quali ho condiviso un pasto, con luci (spesso tante), e ombre (a volte poche a volte tante).

Ci vedo spesso 2 o, più raramente oggi, 3 generazioni che stanno insieme. I giovani, adulti e anziani (il confine lo stabilisca ognuno di noi). Spesso c’è cordialità, qualche volta tensione o anche astio o rancore, sempre comunque c’è un legame che è nato da un amore, anche se non sempre è così visibile o grande o si è conservato.

Mi piace ricordare queste immagini. Questa sera penso che tanti, spero tutti, possiamo sentirci a casa, a tavola con Gesù, senza paura dei nostri peccati, dei nostri limiti, delle nostre fragilità.

Magari qualcuno manca e avremo voluto che ci fosse. I giovani per un motivo, gli adulti per un altro, gli anziani per altro ancora. Li sentiamo vicini lo stesso, magari gli teniamo un posto libero, pronti per farli sedere con noi.

Gesù è così. Dio è così. E ci invita a fare così anche noi. Ed è proprio la FAMIGLIA e di FAMIGLIA che si parla tanto in questi anni. Lo ha fatto il Papa con il doppio Sinodo e un documento importante, la esortazione apostolica Evangelii gaudium. Lo ha fatto il nostro vescovo Cammino sinodale proponendo in una delle 3 scelte la famiglia come protagonista, oggetto e soggetto di accoglienza. Lo stiamo facendo anche nel nostro Consiglio Pastorale, è uno dei 2 pilastri su cui vogliamo tenere la nostra attenzione nei prossimi anni.

E l’altro pilastro sono i GIOVANI che stasera abbiamo invitato al gesto della lavanda dei piedi e che il Papa ha voluto e sta ascoltando per poi vivere con i vescovi un Sinodo a loro dedicato.

L’ULTIMA CENA di Gesù sappiamo essere in continuità con la Cena pasquale ebraica, nata la notte della liberazione dall’Egitto. Di GENERAZIONE in GENERAZIONE, come ricorda San Paolo, questo è stato TRASMESSO. E con Gesù è stato trasformato e impreziosito. Quel PANE AZZIMO è diventato il SUO CORPO e da allora LUI rimane, è presente. E con Lui e con quel gesto della LAVANDA è presente tutto l’amore che vedremo sulla CROCE domani e quell’amore, lo scopriamo a PASQUA, non finisce, non muore, o meglio, muore si, perché riempie di sé anche la morte, ma poi RISORGE. E allora quella cena, questa cena, diventa un DONO e un COMPITO, da TRASMETTERE dei GENERAZIONE in GENERAZIONE. Questo pomeriggio la presenza dei bambini di Prima Comunione era un segno. Questa sera la presenza dei GIOVANI è un altro segno.

GESU’ non ha paura dei difetti, dei peccati, dei limiti, delle differenze. DONA, dona tutto. Ci invita a fare altrettanto. Qui stasera, nelle nostre parrocchie e nelle nostre famiglie, tra GENERAZIONI, di GENERAZIONE in GENERAZIONE, senza paura dei difetti, dei peccati, dei limi e delle differenze: DONIAMO. Doniamo noi stessi, doniamo COME GESU’ e soprattutto DONIAMO GESU’. Il resto è poco, il resto è niente. Questa sera solo Lui vale, solo Lui accogliamo.