Omelia 12 aprile 2017 – Mercoledì Santo

MERCOLEDI SANTO                                                12/04/2017

MANI

Quella MANO di GIUDA che prende il boccone nel racconto di GIOVANNI, la ritroviamo anche nel racconto di oggi, in MATTEO.

Ci sono tante mani che agiscono attorno a GESU’ in questo momento.

Le mani dei CAPI DEI SACERDOTI che danno le 30 MONETE a GIUDA e ancora le mani di GIUDA che quelle monete prendono.

Ci sono le mani dei DISCEPOLI che PREPARANO LA PASQUA e PRENDONO IL CIBO con GESU’, e ci sono le mani di GESU’ stesso che DISTRIBUISCONO IL PANE.

E in fine ci sono le nostre mani. Questa sera qui: mani giunte per pregare, mani sul petto per chiedere perdono, mani aperte per implorare a Dio, mani strette per darci reciprocamente la pace, mani proteste per accogliere il Pane consacrato.

Certo non dimentichiamo che queste mani sono le stesse di GIUDA, mani sporche di peccato, di tradimenti, di giudizi, di egoismi, di indifferenza, di violenza più o meno esibita (non serve essere “Igor il Russo”, ci sono tante violenze). Sono le mani di ADAMO e di EVA, le mani create da Dio per amare, accogliere, accarezzare, sostenere, abbracciare, accudire… che però spesso diventano mani che prendono, accaparrano, rubano, respingono, schiaffeggiano, picchiano, violentano, uccidono… le mani del peccato.

Ma sono anche le mani di MARIA che ritrovano il loro senso e il loro compito, e plasmano le mani di GESU’ che saranno mani che resteranno perennemente aperte, accoglienti, per sempre forate dai chiodi, mani grondanti di sangue misericordioso, mani che perdonano, mani che attendono… si mani che CI ATTENDONO.

Sono le MANI DI DIO venute a sporcarsi con le nostre nei piatti della vita, senza paura o vergogna per le nostre sporche e traditrici. Anzi. Esse sono e restano sullo stesso nostro piatto pronte a prenderci, stringerci, portarci con sé in paradiso.

Ti sei dato delle mani per non perdere le nostre mani. Fino all’ultimo, anche con GIUDA, anche con noi, le tieni basse, basse sui tanti piatti della vita, vuoti o pieni, sporchi o lucidi, grondanti di miseria o di opulenza, per prenderci, tutti, se possibile, e portarci con TE.

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