Omelia del 7 luglio 2019
|XIV Domenica del Tempo Ordinario/C – MISSIONARI GIOIOSI – La Chiesa per sua natura è MISSIONARIA o non è Chiesa. Il cristiano per sua natura è MISSIONARIO o non è cristiano. Questo è uno dei brani del Vangelo che ce lo dicono esplicitamente.
Solo l’Evangelista LUCA parla di questo invio dei 72, dopo aver raccontato quello dei 12, presente in tutti i 4 Vangeli. Sembra proprio che Luca voglia ricordarci che non è solo degli apostoli il compito di annunciare il Vangelo, di evangelizzare, il compito appunto MISSIONARIO, ma è di tutti. Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato questa dimensione universale di missione, una dimensione universale sia in senso dei destinatari: il Vangelo va raccontato a tutti; sia nel senso dei protagonisti: il Vangelo lo dobbiamo raccontare tutti!
Qui nasce la prima domanda: sono consapevole che devo essere missionario? E poi la seconda: sono missionario in modo sufficiente?
C’è poi subito un secondo tratto dei questo compito che ci viene chiesto dal Signore: LI INVIO’ A DUE A DUE. L’aspetto comunitario della MISSIONE. Non esiste il cristiano “battitore libero”, oppure “lupo solitario”. Non siamo cristiani da soli e quindi non siamo missionari da soli. Emerge con forza tutta la dimensione comunitaria della fede, tutta la sua tensione circa la fratellanza che non può e non deve mancare nel nostro stile di vita e soprattutto nel nostro modo di raccontare il Vangelo. Ogni volta che disobbediamo a questa regola, noi ci stacchiamo da Gesù. Anche la nostra natura umana profonda, inscritta nei nostri corpi sessuati, annuncia questa dualità/fraternità primordiale, che viene prima, la ritroviamo nella coppia, nella famiglia come prima cellula, prima chiesa, prima missione. E poi si deve esprimere nelle nostre comunità. Dove chi lavora per dividere invece che per unire, lavora contro Gesù e contro il Vangelo. Ne va ovviamente la credibilità del messaggio, frutto non solo e non tanto dell’originalità di qualcuno, ma della fedeltà di molti.
Eccoci ad altre domande che è sempre bene farci: Come vivo la dimensione comunitaria fede? Quanto mi preoccupo che la mia fede abbia una dimensione comunitaria?
Un terzo elemento che possiamo raccogliere da questo ricco brano è il tema VOCAZIONALE. LA MESSE E’ ABBONDANTE MA GLI OPERAI SONO POCHI. PREGATE DUNQUE IL SIGNORE…
Da una parte emerge l’inevitabile sproporzione tra l’abbondanza della MESSE, del POPOLO DI DIO assetato di Vangelo e dall’altra l’esiguità del numero di coloro che lo annunciano. E’ un dato di partenza, sempre presente. Sarà sempre così. Ma questo non ci deve né scoraggiare, né giustificare. Non dobbiamo avere paura dei numeri piccoli, fa parte della logica della Chiesa, forse nell’epoca così detta “costantiniana” in cui siamo vissuti fino a 50 anni fa di cristianesimo di massa, ci siamo illusi. Ma oggi è chiaro che essere cristiani è questione di minoranza, mentre sono tanti coloro che hanno dimenticato il Vangelo e cercano un senso della vita. Non dobbiamo però nemmeno rassegnarci, ma ci viene chiesto di PREGARE con insistenza. La preghiera sappiamo non è mai per convincere Dio, quanto piuttosto per alimentare il nostro desiderio, aprire il nostro cuore, ampliare il terreno buono su cui potrà attecchire il buon seme della Parola di Gesù annunciata e seminata.
Un 4° elemento, sono le indicazioni circa lo stile: sugli strumenti, sulle case e sulle città. Circa gli strumenti: è chiesto di non avere troppo, anzi decisamente di non preoccuparci per nulla di essi. L’annuncio non è questione di tecniche, di tecnica, di meccanismi o di competenze. Anche se tutto aiuta, non deve essere li la nostra preoccupazione. La casa ricorda la dimensione familiare dell’annuncio e dovremo tutti recuperare questo tratto del nostro essere cristiani a casa nostra tra noi, con i figli, con la capacità di vivere le cose cristiane nella quotidianità delle mura domestiche. E in fine la città, come luogo della vita ordinaria della gente, anche qui da non eludere. O il Vangelo entra nella vita o non è Vangelo (cf Stili di vita)…
Concludo con un 5° elemento esclusivo di Luca: TORNARONO PIENI DI GIOIA. Perché essere cristiani? Perché essere missionari? Possiamo tradurre: perché andare a Messa? Perché impegnarsi in parrocchia? Perché esporsi da credenti al lavoro, in ambito sociale e pubblico? Per la GIOIA che tutto questo, solo questo, ti dona veramente. E sarà la gioia che salverà il mondo, che convincerà gli altri in ordine alla fede, che ci renderà testimoni credibili. Signore mandaci e donaci la gioia!