Omelia del 4 novembre 2018

XXXI TO/B – ASCOLTIAMO E AMIAMO! – C’è qualcuno che classifica le 3 grandi religioni monoteiste con queste definizioni: l’Ebraismo è la religione della speranza (la speranza che arrivi il Messia e Dio salvi il suo popolo), l’Islam è la religione della fede (fede assoluta in un Dio che è assoluto) e in fine il Cristianesimo come la religione dell’Amore (Dio che è amore e ci chiede di amare Lui è il prossimo).
E’ una definizione affascinante. Ovviamente semplifica. Non conosco così a fondo Ebraismo e Islam, e giudizi esterni sono sempre parziali, ma conosco abbastanza la nostra religione per dire che l’invito all’AMORE esige comunque e in modo radicale sia la SPERANZA che la FEDE.
La pagina del Vangelo di oggi ne è una conferma unita alla prima dalla quale GESU’ ricava la citazione.

Sappiamo bene che spesso gli SCRIBI vanno da GESU’ non per cercare la verità, ma per “metterlo alla prova”. In questo caso la cosa non sembra così esplicita. Sembra una ricerca sincera e possiamo considerarla nostra. Certo inserita dentro il contesto sappiamo che fa parte di quella lunga serie di diatribe che agitavano il mondo ebraico che si andava perdendo nel labirinto di centinaia di piccoli e grandi comandamenti (613 per la precisione tra cui 213 comandi e 365 proibizioni, una al giorno) che un pio ebreo doveva conoscere e applicare, ma tra i quali ovviamente – quando aumentano le leggi è sempre così – c’era contraddizione, conflitto, emergevano dibattiti, quali i più importanti e quali meno… Ecco allora spiegata la domanda dello SCRIBA.
QUAL E’ IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI? GESU’ che spesso si sottrae a questo gioco al massacro, questa volta risponde. Forse ha visto della sincerità nella domanda di quello SCRIBA. E cita il libro del Deuteronomio, tra l’altro citato anche nella preghiera del pio Israelita 3 volte al giorno: IL PRIMO comandamento E’: ASCOLTA. Ascoltare Dio, la sua Parola, il suo punto di vista, non il nostro e le nostre presunte spiegazioni. Tradotto per noi: ogni cristiano non deve sottrarsi dalla fatica di mettersi in ascolto. Una ascolto attento e attivo. Ascolto di quella PAROLA di Vita contenuta della Bibbia, primo e secondo Testamento e ascolto della PAROLA di Vita contenuta in quel 5° Vangelo che è la vita, la vita di ognuno di noi. Sappiamo e vogliamo ascoltare?
Devo ammettere che le iniziative parrocchiali dedicate all’ascolto della Parola più intenso e prolungano sono abbastanza fallimentari (penso al Vangelo nelle Case soprattutto e alla Preghiera Comunitaria).
Certo forse sono troppo semplici, poco affascinanti, hanno limiti, ma impressiona che tanti (giovani e adulti), sembra non le prendano minimamente in considerazione.
Certo c’è l’Ascolto della Parola personale (e non dubito che tanti leggano e preghino personalmente con la Bibbia) e poi c’è l’Ascolto della Parola domenicale. So anche che molti cercano un “ascolto” più approfondito e fortunatamente abbiamo nella realtà della Casa di Spiritualità un buon supporto.
Però un po’ mi preoccupa avere l’impressione che tanti di noi non si mettono in ASCOLTO della Parola, che le tante iniziative parrocchiali rischiano di essere “sorde” alla Parola di Dio (ho l’impressione che facciamo tanto e ascoltiamo poco) e con esse le nostre famiglie dove già ci si ascolta poco, mi pare che sulla Parola ci sia un silenzio ancora più forte.
Un’altra piccola provocazione ci viene dalle “Attenzioni pastorali” proposte dal Consiglio Pastorale, che offre gli Atti degli Apostoli come libro di riferimento quest’anno e a fine mese inizieranno le 7 serate bibliche proposte dalla nostra Collaborazione pastorale “ANTONINANA” (ora possiamo chiamarla così).
Ma cosa ascoltare e perché ascoltare? E’ la Parola di Dio che dona SPERANZA, FEDE e AMORE, cioè i 3 ingredienti fondamentali della vita. In particolare l’ultimo che è il più GENERATIVO. Dall’Amore infatti nasce sia la Fede che la Speranza. AMARE: AMERAI IL SIGNORE TUO DIO CON TUTTO TE STESSO (CUORE, ANIMA, FORZA), e AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO. Questa è la Parola, il Comando da ASCOLTARE sempre, senza stancarsi, senza mia fermarsi.

Si, perché anche per noi come per lo SCRIBA, vale quella parola conclusiva di GESU’: NON SEI/SIAMO LONTANI DAL REGNO DI DIO!
E questo significa almeno 2 cose:
– siamo vicini: e quindi siamo sulla buona strada, non dobbiamo mollare, la meta, celebrata con la festa dei Santi e la Commemorazione dei Defunti ci è vicina e questo ci incoraggia e ci deve spingere.
– non siamo però ancora arrivati: e questo ci deve sempre preoccupare quel tanto (o quel poco), che ci permette di non accontentarci, di non sederci, di non fermarci. La meta è vicina, ma chiede un ultimo sforzo.

SFORZIAMOCI, ci sprona GESU’, quando ci dice della PORTA STRETTA. Ci aspetta un traguardo bello. Ci aspetta un tesoro inestimabile. Fede, speranza e carità, si concretizzeranno e non ci lasceranno mai più. ASCOLTIAMO e AMIAMO. Non c’è altro da fare.