Omelia 21 ottobre 2017
|29^ TO/A 21/10/2017
DIO E CESARE: UNITI E DISTINTI
91^ Giornata missionaria: La missione al cuore della fede cristiana
CESARE e DIO, sono i due poli tra i quali FARISEI ed ERODIANI cercano di incastrare Gesù. E Gesù se ne esce con quella frase che diventerà uno dei nostri modi di dire più citati e famosi. Una frase carica di verità e di riflessi utili al nostro vivere quotidiano.
Gesù con essa stabilisce un legame e una distinzione che sono fondamentali. In realtà Gesù stabilisce una “distinzione” presupponendo un legame.
Il legame, lo chiamo così, è presupposto, non è subito visibile, lo possiamo intuire da quel gioco che emerge sulla parola IMMAGINE. Noi infatti siamo IMMAGINE DI DIO, per cui sappiamo bene, come credenti che TUTTO VIENE DA DIO, NOI VENIAMO DA DIO, TUTTO E’ DI DIO. Tutte le cose, tutta la nostra vita, tutta anche la vita sociale che porta a pagare i tributi a CESARE.
E questo è appunto il legame, la priorità, il primato.
Ma Dio, questo Dio, il Dio di Gesù, ci dice anche una distinzione consegnandoci tutto ciò che esiste, tutte le cose, perché noi ce ne prendiamo cura responsabilmente. Tutto è nelle nostre mani e noi ne siamo responsabili. Tanto che possiamo arrivare anche ad ignorare l’origine, a dimenticarci chi sia il proprietario di tutto.
Quanta fiducia ci viene da questo stile scelto da Dio, quanta libertà ci è stata donata, e quanta responsabilità ci viene chiesta.
Se guardiamo bene scopriamo come la situazione di partenza non sia tanto diversa da quello che vediamo anche ai giorni nostri:
– alcuni collaboravano con il potere politico di allora (i sadducei);
– altri si astenevano (i farisei);
– altri invece lo combattevano con la violenza (gli zeloti).
“Nulla di nuovo sotto il sole” direbbe il Qoelet. La tentazione di piegare Dio ai nostri interessi è trasversale nelle epoche (oggi come allora) e tra le persone (religiose e non). Nessuna di queste situazione è accettabile per un vero cristiano, specie se esprimono un piegare Dio ai nostri interessi.
Qui potremo farci una prima domanda e chiederci non se, ma quanto, stiamo piegando anche noi Dio ai nostri interessi. Quanto siamo fedeli anche noi a questo primato di Dio che però lascia liberi di agire fino in fondo. Per cui il TRIBUTO A CESARE va pagato, le tasse vanno pagate fino all’ultimo spicciolo perché rientrano in quella libertà della storia dove le regole le detta l’uomo: Le leggi di uno Stato, salvo quando sono espressione di una ingiusta violenza e di una invadenza nella coscienza, non possono essere ignorate. E solo con e attraverso esse e la legalità può essere possibile una loro modifica (nella maggioranza dei casi, salvo quelli di palesi dittature violente).
Certo tra DIO e CESARE c’è molta differenza e molta strada e va percorsa sia in un senso che nell’altro. Un credente non può pensare di imporre Dio a Cesare, ma nemmeno può lasciarsi piegare da Cesare fino a non poter vivere di Dio e delle sue leggi al di sopra di quelle degli uomini. Ogni giorno quella strada a volte stretta e difficile devo percorrerla in un senso e nell’altro.
Portare Dio e la fede dentro le cose del mondo, senza rinunciare alla mia visione della vita. Lasciando però che esse abbiano le loro regole, che esse siano abitate da persone che credono e vivono in modo diverso da me.
Se ci sono cose negative non cercherò di impormi con la forza, ma di propormi con la persuasione. Non cercherò di obbligare, ma di affascinare. Disponibile anche a patire, a soffrire, a lasciarmi crocifiggere pur di non rinunciare a Dio, se sarò capace, accettando però di lasciare l’altro libero di essere, pensare e agire come meglio crede, specie se è un modo di vedere diverso dal mio.
Ecco allora che un genitore non può non lasciare libero un figlio di fare la sua vita, pur dicendogli e meglio, testimoniandogli, la sua fede
Concludo con due immagini: nella prima lettura, Isaia, Dio si serve di un re pagano, CIRO per raggiungere il bene e fa dire al profeta che NESSUN PORTONE RESTERA’ CHIUSO: Dio per primo fa di tutto per il nostro bene. E Paolo ai Tessalonicesi esalta l’OPEROSITA’ della loro fede, la FATICA della loro carità e la FERMEZZA della loro speranza: a noi è chiesto di fare il massimo per restare con Dio!