Omelia del 1° settembre 2019

XXII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C – QUASI ZERO – Già domenica scorsa il brano del Vangelo si concludeva con un invito: VI SONO ULTIMI CHE SARANNO PRIMI E VI SONO PRIMI CHE SARANNO ULTIMI. Non lo avevo ripreso, ma tutto il contesto, che ruotava attorno all’immagine della PORTA STRETTA, era un grande invito all’umiltà che oggi ritroviamo.
Lo ritroviamo nella prima lettura, libro del Siracide e lo ritroviamo nel Vangelo di Luca. Allora è proprio il caso di riprenderlo e di interrogarci.
In molte pagine del Vangelo, di solito il SABATO, troviamo GESU’ che inevitabilmente finisce “sotto i riflettori”. Spesso è aiutato anche, indirettamente, dagli inviti a pranzo di persone altolocate che pensano e sperano così di ricevere lustro e luce indiretta dell’ospite illustre (un po’ come quando si vuole il parroco a tutti i costi in ogni manifestazione, oppure quando si cerca l’ospite famoso, magari un politico di qualche importanza oppure uno sportivo o un attore, basta che sia un po’ famoso, per riflettere per un poco di luce indiretta: cf in questi gironi il Festival del Cinema a Venezia con tutti i vip in passerella e la gente a guardare).
Così quel CAPO DEI FARISEI aveva colto l’occasione e, dice l’evangelista, i commensali STAVANO AD OSSERVARLO.
E mentre loro osservano GESU’, lui osserva loro, NOTANDO COME SCEGLIEVANO I PRIMI POSTI (Alzi la mano chi, se ha l’occasione in un banchetto o in altro contesto, dove non ci sono i posti numerati, se non cerca quello migliore).
E GESU’ invece propone uno stile diverso. Potrebbe sembrare semplicemente una buona tattica. Da una parte per evitare brutte figure, dall’altro per avere un riconoscimento pubblico in più. E ci sta, sarebbe già un guadagno rispetto a certa “cafoneria” che sembra essere diventata così di moda oggi, per cui tante persone, troppe, non si preoccupano più di tanto di avere modi gentili, attenti agli altri, dove la brutta figura non conta, anzi più è strana e più fa spettacolo, oppure fa “like” come si direbbe tra i giovani…
Mi pare che possiamo dire che nelle parole di GESU’ c’è di più, ma come sempre occorre scavare un po’ più a fondo.
Nel libro del Siracide, troviamo degli indizi in parole importanti: MITEZZA, UMILTA’, GRAZIA, SAPIENZA, SAGGEZZA… E la conclusione: AI MITI DIO RIVELA I SUOI SEGRETI.
Sono indizi. Anch’essi potremo leggerli solo come uno “scambio”: io mi comporto bene e Tu Dio mi vuoi bene. Certamente Dio ce lo chiede, ma è ancora troppo poco. In GESU’ c’è di più.
Quando ci dice che CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO, quando ci chiede di avvicinare STORPI, ZOPPI, CIECHI per ottenere meriti da Dio e non dagli uomini, quando parla della RICOMPENSA ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI, GESU’ certo ci invita a non dimenticare che quello che otterremo dopo questa vita dipende da questa vita, ma soprattutto GESU’ sta parlando di sé, sta rivelando il suo cuore, il cuore di Dio, sta mostrando il volto di Dio e quindi la nostra vera, profonda natura, quello che siamo e che siamo chiamati ad essere per una vita buona. Ci sta mostrando il segreto di Dio e quindi il segreto nostro, di una vita buona, questa e l’Altra: La vita terrena e la vita eterna.
Innanzitutto riconoscere che siamo piccola cosa. Non siamo “zero”, ma “quasi zero” siamo piccola cosa, siamo creature di Dio, dipendiamo da Lui. Questa è la verità fondamentale che ci viene svelata dall’UMILTA’, questa è la verità fondamentale che scopre la persona MITE, questa è la scoperta di chi avvicina i piccoli e i poveri, gli sfortunati e non potenti, come STORPI, ZOPPI e CIECHI da invitare nel suo BANCHETTO. Perché, ecco l’altra grande verità, il primo ad invitare gli STORPI, i CIECHI e gli ZOPPI è Dio e gli STORPI, i CIECHI e gli ZOPPI siamo innanzitutto noi!
Davanti a Dio cosa siamo se non così: Limitati, fragili, mancanti, incapaci di camminare (storpi) verso la felicità se non per poca strada, incapaci di vedere (ciechi) il senso delle cose vero, incapaci di una corsa fluida (zoppi)e veloce verso la meta. Eppure Dio invita noi al suo banchetto! Noi che siamo nulla, niente, “quasi zero”… Ci invita e per non avere dubbi, Lui per primo si fa STORPIO, CIECO e ZOPPO, si fa uno di noi. Questa è la grande lezione. Se Dio in GESU’ ha agito così, allora solo così, il nostro essere “quasi zero” può invece crescere. Il nostro considerarci per quello che siamo “quasi zero” ci può permettere la risalita, il PRIMO POSTO, il posto d’onore, perché nel BANCHETTO del cielo ci sono solo posti d’onore.