Omelia del Mercoledì Santo – 17 aprile 2019

VIGILANZA E DISCERNIMENTO – Il Vangelo ci presenta ancora il cotesto comunitario e conviviale, come i giorni precedenti, siamo ancora nell’Ultima Cena con l’attenzione rivolta al traditore principale, come già visto ieri. Ieri a raccontare era Giovanni. Oggi a raccontare è Matteo.
La lente di ingrandimento con cui osserviamo tutto questo resta “Gaudete et Exsultate”, che ci propone il cammino di una santità possibile, l’unica santità possibile, che è la vita cristiana vissuta con pieno desiderio di Dio, non perfetta, non immacolata, non priva di errori, ma piena di amore per Dio. E’ la vita cristiana, la nostra vita cristiana, quella di tutti i giorni. Quella per la quale abbiamo bisogno di mettere in atto, giorno dopo giorno, quello che il Papa descrive nel capitolo 5° con 3 parole: COMBATTIMENTO, VIGILANZA E DISCERNIMENTO.
La vita santa, la vita cristiana, la tua vita, la mia vita, deve essere “combattimento e vigilanza” contro il male, quello mio, quello degli altri e quello del diavolo, ogni giorno. Il Papa mette insieme queste due parole e ci ricorda esplicitamente (n. 159) che esse riguardano certo “il mondo, la mentalità mondana che ci ingannano” e la “fragilità e le proprie inclinazioni” (specificando anche che “ognuno ha le sue”: pigrizia, lussuria, invidia, gelosie, ecc); ma esplicitamente torna con insistenza a citare il “diavolo, principe del male”. Subito aggiungendo che “Gesù stesso festeggia le nostre vittorie” ricordando l’episodio dove i discepoli avevano superato le prove (“Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore” Lc 10,18). Poi gli dedica anche un paragrafo dal titolo esplicito: “Qualcosa di più di un mito” (n. 160-161. Dobbiamo prendere sul serio il diavolo e le sue azioni maligne. Soprattutto considerando il fatto che la sua prima arma è quella di far credere di non esistere. L’altro paragrafo dedicato è pure esplicito già nel titolo: “Svegli e fiduciosi” (n. 162-163). Chi indugia, dice, non resiste. Oppure se “si accontenta di poco” oppure “smette di sognare”. Dunque combattiamo e vigiliamo.
E conclude con il “discernimento” (n. 166-175) e siamo alla fine del documento, quasi a mettere un sigillo. La domanda infatti diventa questa: “come sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo?” (n. 166). E’ la domanda cruciale per la vita cristiana, la vita santa, ogni vita credente. E il Papa è diretto: “l’unico modo è il discernimento” per il quale aggiunge, attenzione, che “non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere… coltivare con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon consiglio”. E poi il Papa continua aggiungendo alcune considerazioni che elenco solo:
– È “Un bisogno urgente” (n. 167-168): soprattutto oggi, dove abbiamo “enormi possibilità di azione e distrazione”.
– Deve essere “Sempre alla luce del Signore” (n. 169): esso serve “sempre” non solo nei momenti eccezionali. Sempre si segue Dio.
– È “Un dono soprannaturale” (n. 170-171): “non esclude gli apporti delle sapienze umane… o della Chiesa”, però va oltre. È sempre “una grazia”, cioè un dono di Dio.
– Occorre dire sempre “Parla, Signore” (n. 172-173), essere disposti davvero ad ascoltare, non sempre la preghiera lo è.
– Accettando in fine “La logica del dono e della croce” (n. 174-175). “Condizione essenziale per il progresso nel discernimento è educarsi alla pazienza di Dio e ai suoi tempi che non sono mai i nostri”.
Non vogliamo fare la fine di GIUDA. Al massimo quella di PIETRO: Signore aiutaci a seguirti fin dove è possibile sulla via della Croce, ma soprattutto, Signore, portaci a Pasqua con TE.