Omelia del 9 settembre 2018

23^ TO/B – EFFATA’ – Mi piace molto questo Vangelo. Da un fatto possiamo dire “semplice”, un miracolo come altri, Gesù ci dona una perla che è diventata uno degli episodi più belli e conosciuti del Vangelo, tanto da essere entrato nel rito del sacramento del Battesimo, con quella parola “effatà” (cioè “apriti”) ripetuta dal sacerdote al termine del rito su ogni bambino e quindi su ognuno di noi!
Da un fatto semplice, un bisogno elementare, scaturisce un insegnamento universale che vale per tutti e per sempre.
Due premesse per dire un’unica cosa:
– GESU’ viene da lontano. Viene da TIRO E SIDONE, sono città dell’attuale Libano, straniere rispetto a Israele, prima di incontrare il SORDOMUTO.
– GESU’ va lontano. Fa il miracolo a uno straniero e ancora in terra straniera. La DECAPOLI infatti è una regione confinante con Israele (oggi diremo “aiuta il povero a casa sua”).
L’unico messaggio è che Dio ci cerca ovunque siamo, chiunque siamo e se c’è una preferenza, ci ricorda San Giacomo, è quella per i POVERI (ma non è forse vero che tanto o poco, in un modo o in un altro siamo tutti poveri?)!.
Ma torniamo al SORDOMUTO. Cosa gli manca? Gli manca la PAROLA, la possibilità e la capacità di comunicare e quindi di relazionarsi in modo pieno con gli altri. Non è forse la nostra condizione abituale? Nel bambino è chiara, è evidente. Noi adulti possiamo illuderci di riuscire a comunicare, ma resta vero, profondamente vero che ne siamo impediti più di quello che spesso pensiamo e, appunto, spesso nemmeno ce ne rendiamo conto. Vorremo comunicare, relazionarsi con gli altri, ma in realtà troviamo tante fatiche, tante difficoltà, tante paure. Oggi poi abbiamo un’illusione di comunicazione più efficace, con tutti gli strumenti di comunicazione che possediamo, eppure facciamo in modo ancora più drammatico l’esperienza di questa incapacità.
Comunicare fa rima con amare! Vorremo amare ed essere amati e ci riusciamo poco e male e spesso proprio non ci riusciamo.
Ma questa è la BUONA NOTIZIA, il VANGELO di Gesù, che siamo chiamati a sentire e a trasmettere: DIO, in GESU’, viene a cercarci. Viene da lontano ed è disposto ad andare lontano, per comunicare-amare noi e renderci capaci di comunicare-amare a nostra volta.
Seguiamo l’agire di Gesù e troveremo degli indizi interessanti:
LO PRESE IN DISPARTE. Intanto c’è un rapporto alla pari, uno a uno, Dio si relazione con ciascuno di noi.
LONTANO DALLA FOLLA. Dio agisce con discrezione, perché solo nella solitudine e fuori dalla confusione si può incontrare Dio e l’altra persona. Quanto cerchiamo questa solitudine? Le nostre vacanze sono state occasioni positive o mancate per questo?
GLI POSE LE DITA NEGLI ORECCHI E CON LA SALIVA GLI TOCCO LA LINGUA. Sono gesti strani, ma dicono in maniera forte e plastica che tutto il nostro corpo, tutta la nostra persona deve essere coinvolta nel comunicare-amare. E Dio ci tocca, si fa molto vicino, si coinvolge davvero. A volte non comunichiamo e non amiamo perché non ci lasciamo coinvolgere o non ci coinvolgiamo abbastanza.
GUARDANDO VERSO IL CIELO. Ha un valore di invocazione al Padre, di affidamento a Lui. Vale per Gesù, vale per noi. C’è il valore della preghiera qui. Per comunicare-amare serve Dio!
EMISE UN SOSPIRO. Indica invece il coinvolgimento emotivo, la condivisione di Gesù con le sorti di quel disgraziato. Per comunicare-amare occorre lasciarsi coinvolgere davvero.
EFFATA’, cioè APRITI. E’ il comando di Gesù, la sua Parola che è efficace. Solo il contatto, la vicinanza, la presenza della Parola di Dio con la nostra vita la cambia, la rende capace di essere ciò che deve, capace di relazioni vere, di amore vero. Una vita aperta non chiusa, generativa, non mortifera.
In fine il COMANDO DI NON DIRLO A NESSUNO. Ci sono vari livelli di spiegazione: Non c’è ancora lo Spirito ad agire; non c’è ancora la Pasqua a dire il senso di quello che accade; non vuole che sia il miracolo fisico ad assorbire tutta l’attenzione dimenticando quello spirituale di una nuova relazione con Dio.
Alla fine del Vangelo il comando infatti si invertirà: ANDATE E INSEGNATE E BATTEZZATE… E’ l’eterno comando per essere e restare cristiani. Inviati, annunciatori, missionari. Toccati dalla guarigione di Dio, diventiamo mediatori della sua guarigione per altri. HA FATTO BENE OGNI COSA e sempre lo farà.
Questa è la nostra fede, crediamoci e aiutiamo gli altri a crederci.