Omelia del 27 maggio 2018
|TRINITA’: IL GRANDE ABBRACCIO – Mi piace pensare alla TRINITA’ come a un grande abbraccio. Un Dio che ci è padre e madre insieme, che è sposo e che desidera per noi un abbraccio eterno, non quello soffocante di un padrone, non quello giudicante di un tribunale, ma quello basato sull’amore di un genitore con un figlio, di uno sposo con una sposa, di una famiglia per un proprio componente.
E noi siamo familiari di Dio. Siamo dal giorno del Battesimo entrati a far parte di questa famiglia grande che Dio è.
Un Dio che da sempre è venuto a cercarci, dopo averci creato. Ce lo dice chiaramente la prima lettura, il libro del DEUTERONOMIO, quando afferma: DAL GIORNO IN CUI DIO CREO’ L’UOMO SULLA TERRA… VI FU MAI COSA GRANDE COME QUESTA? E quale è questa cosa grande? CIOE’ CHE UN POPOLO ABBIA UDITO LA VOCE DI DIO… un Dio che abbia scelto un popolo per liberarlo e dire così a tutti i popoli che Lui è liberatore.
Un abbraccio di libertà innanzitutto. Quella libertà delicata e vera che solo in famiglia si può realizzare, dove c’è insieme il legame e la distanza. Dove non ci si soffoca, ma ci si esalta. Certo nelle nostre famiglie essa è sempre fragile e ferita. I figli spesso la pretendono e i genitori spesso che la negano.
Ma nella famiglia di Dio, la TRINITA’, non è così. Qui l’equilibrio è perfetto e riguarda soprattutto noi. Liberi e legati insieme, perché amati davvero.
E SAN PAOLO ci ricorda chiaramente nella seconda lettura, che il nostro legame è con un DIO PADRE, passa attraverso lo SPIRITO CHE CI GUIDA e ci rende FIGLI. E aggiunge: NON AVETE RICEVUTO UNO SPIRITO DA SCHIAVI, MA AVETE RICEVUTO LO SPIRITO CHE RENDE FIGLI ADOTTIVI E GRIDIAMO: ABBA’ PADRE.
L’abbraccio di un DIO ABBA’, papà, cosa c’è di più desiderato e carico di promessa e speranza. Siamo al cuore della Rivelazione di GESU, che nel giorno della sua PASQUA questo mostra e questo realizza. Chi è GESU’ in croce se non il DIO TRINITÀ che allarga le braccia per accogliere tutti noi nel suo abbraccio d’amore e di vita?
Chi è Gesù Risorto se non il DIO TRINITA’ che dona vita eterna a tutti coloro che si lasciano abbracciare da Lui?
Chi è lo SPIRITO DELLA PENTECOSTE se non le braccia di Dio che si allargano all’infinito, tramite anche la Chiesa e oltre, per accogliere ogni uomo e ogni donna, ogni nazione e ogni tempo dentro questo abbraccio di misericordia e di vita?
Si, perché, ci ricorda sempre San Paolo: SE SIAMO FIGLI SIAMO ANCHE EREDI: EREDI DI DIO, COEREDI DI CRISTO. E non è una eredità come le nostre, fatte di cose che passano e si consumano, terreni, case, soldi… no. Nulla di tutto questo. La sua eredità è vita e amore eterni. E’ abbraccio grande e avvolgente di vita risorta che non sarà più consumata per l’eternità.
Certo è un abbraccio che implica le stigmate. Sulle mani e sul costato di Gesù ci sono le piaghe e lasciarci abbracciare significa lasciarsi toccare anche da esse. Accettare la SOFFERENZA PER PARTECIPARE ALLA SUA GLORIA ci ricorda San Paolo.
Potremo dubitare: ne vale la pena? Si, ne vale la pena. Chi ha rischiato, i santi, ce lo dice a parole e con la vita. Non ci sono santi tristi. I credenti mediocri sono tristi. I santi non hanno paura della croce. Questo potrebbe farci paura e farci dire: ma allora che ne sarà di me? Io che sono credente mediocre.
Niente paura. Quell’ABBRACCIO ci riguarda, comunque, anzi di più.
Il Vangelo, è chiaro: l’ABBRACCIO di GESU’ RISORTO riguarda gli UNDICI, numero imperfetto, segno della nostra umanità imperfetta. ESSI DUBITARONO, credenti mediocri. La santità è prima di tutto un dono. E l’ABBRACCIO del DIO TRINITA’ questo ci dona, in questo ci contagia, così ci trasforma.
ANDATE, FATE DISCEPOLI E BATTEZZATE dice GESU’ agli UNDICI, agli imperfetti, a noi. Svolgete un compito più grande di voi, ma in quel compito ad agire sarà IL PADRE, IL FIGLIO E LO SPIRITO, non saremo noi, ma in noi “loro” agiranno.
E l’ABBRACCIO continua. Non finisce. Passa di generazione in generazione. Di padre e madre in figlio. Dai genitori ai figli, e dai figli ai genitori.
Con una certezza nel cuore: IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO. Ne vale la pena. Grazie TRINITÀ.