Omelia del 13 ottobre 2019
|XXVIII Domenica del Tempo ordinario/C – GRATIS DATE – Dopo la domenica della FEDE, potremo dichiarare questa come la domenica della GRATITUDINE.
Come spesso capita ritroviamo sintonia tra la prima lettura e il Vangelo. Nella prima lettura c’è NAAMAN il COMANDANTE straniero che viene guarito dal PROFETA ELISEO e TORNA A RINGRAZIARE (tra l’altro vorrebbe fare un DONO e il profeta non lo accetta). Nel Vangelo c’è poi il 10° LEBBROSO, anche lui straniero, UN SAMARITANO, che torna a RINGRAZIARE GESU’ per la GUARIGIONE ottenuta (e così facendo ne ottiene una di più grande). E dalla GRATITUDINE non possiamo non passare all’EUCARISTIA, la parola stessa significa RINGRAZIAMENTO, come la forma più alta di questo sentimento così importante.
Che RINGRAZIARE sia importante lo sappiamo bene tutti, tanto che è una delle premure educative che insegniamo presto ai nostri figli, salvo forse dimenticarla in fretta una volta cresciuti.
Un primo elemento dunque per riflettere: in entrambe le letture emerge chiaramente che il protagonista sia uno STRANIERO. Ci sono almeno due considerazioni che possiamo fare:
– La prima è che la guarigione di Dio è per tutti (qui oltre al tema dei migranti possiamo ricordare il Sinodo sull’Amazzonia che ci interroga su come oggi la salvezza possa riguardare davvero tutti).
– La seconda è che la familiarità con Dio può diventare boomerang e allontanare da Lui (capita ai 9 LEBBROSI. Capita a noi cristiani occidentali che ci crediamo più cristiani di altri).
Un secondo elemento ce lo suggerisce sempre la prima lettura, quando NAAMAN vorrebbe esprimere la sua GRATITUDINE con un DONO ed ELISEO rifiuta. Gratitudine che come radice quel concetto di gratuità a cui GESU’ tiene tantissimo e che per questo ritroviamo nello stemma del nostro Vescovo Michele: “gratis date”. Ci ricorda come un dono per essere tale non deve avere controparte. Quanta fatica, stranamente, facciamo a ricevere doni senza contraccambiare! Non è forse la paura di essere legati, obbligati, non più liberi? E questo si ripercuote in tanti settori della nostra vita: la paura di sposarsi, di mettere al mondo figli, di vivere la solidarietà tra vicini e lontani, anche tra regioni diverse, tra nazioni. Solidarietà fa rima con gratuità infatti. Oggi sta diventando una sfida e una delle differenze cristiane: un credente cerca la solidarietà gratuita e noi?
Il terzo elemento che già ricordavo che è strettamente legato al tema della gratitudine: l’EUCARISTIA. Significa, ricordavo, “rendimento di grazie”, è il segno della fedeltà assoluta di Dio a noi e al nostro bene. Nostro pane frequente, cibo indispensabile per cui TORNARE INDIETRO SEMPRE E CONTINUAMENTE A GESU’, guarigione e salvezza della nostra vita. E’ nell’Eucaristia che continuamente possiamo fare l’esperienza anche noi di sentirci dire: ALZATI E VA’, LA TUA FEDE TI HA SALVATO. Dovrebbe accadere ad ogni Messa. Accade davvero o siamo troppo abituati?
San Paolo nella seconda lettura, aggiunge un quarto elemento importante: LA PAROLA DI DIO. Essa, dice, NON E’ INCATENATA mentre lui invece lo è, anzi accetta per sé le CATENE, pur di non incatenare la Parola. Per essa vale la pena di PERSEVERARE, Essa infatti ci dona vita e se anche lo RINNEGHIAMO, e capita, LUI RIMANE FEDELE e continua a donarci vita. Atto di fiducia verso di noi, dono assolutamente gratuito. E il Papa, con una lettera intitolata APERUIT ILLIS (titolo ispirato alle parole “apri loro la mente per comprendere le scritture” che troviamo nella pagina dei Discepoli di Emmaus) ci invita a prendere sul serio la Parola. Certo lo facciamo ogni domenica, se veniamo a Messa (e per questo chiede una domenica dedicata, come c’è quella dell’Eucaristia, e sarà a gennaio, la III del tempo ordinario), ma ci chiede di prenderla sul serio nella nostra vita quotidiana, personale: leggerla, meditarla, studiarla, pregarla spesso, frequentemente. Solo così NON SARA’ INCATENATA. Bibbia e Vangelo sui nostri comodini, nell’ingresso di casa, nella sala da pranzo: sia l’ultima parola della giornata, dia il benvenuto ai nostri ospiti, sia spezzata a tavola con i nostri figli.
Don Guido Santalucia, di cui ricorrono i 100 anni della nascita in questi giorni (il 15 ottobre), che tutto questo (eucaristia, parola, gratuità e apertura a tutti) ha sempre predicato, continui a pregare per noi da lassù. E’ questa la strada per una vita buona, salvata, appunto!