Omelia 21 agosto 2016

XXI TO/C 21/8/2016
DENTRO O FUORI?

Un’immagine che ci è familiare viene evocata da Gesù in questo Vangelo: la PORTA. In questo Anno Santo è uno dei simboli più significativi attraverso i quali testimoniare e “mostrare” il cuore di Dio e l’atteggiamento della Chiesa verso ogni uomo:

1. C’è si un passaggio da compiere, un dentro e fuori da prendere in seria considerazione, una libertà da esercitare (cf Sant’Agostino: “Dio ci ha creati senza di noi, ma non ci salva senza di noi”).

2. Ma questa porta è aperta, è spalancata, è disponibile per tutti, anzi, il Papa stesso ha voluto che fosse moltiplicata per tutte le diocesi del mondo e anche di più che fosse disponibile attraverso la singola “coscienza” anche ai più lontani è impossibilitati come malati e carcerati (la porta è dove vuoi tu).

C’è però un terzo tratto che esprime un aspetto più “difficile”, che sottolinea qualcosa che ha a che fare con la “lotta”, con una volontà che si deve impegnare per raggiungere il risultato, con il tanto poco amato “sacrificio” da tanti evocato nella vita, da pochi vissuto. Ed è quell’aspetto che nell’Anno santo è simboleggiato dal fatto che la porta verrà CHIUSA, e nel Vangelo viene descritto con una qualità particolare di tale porta: essere STRETTA.

Gesù parla chiaro: per passare quella porta che conduce al SUO REGNO, occorre SOFRZARSI, non è una passeggiata, non è scontato, ne tanto meno regalato. Come pure Gesù non nasconde il fatto che MOLTI CERCHERANNO DI ENTRARE MA NON VI RIUSCIRANNO. E’ una frase impegnativa, ci lascia un po’ di amaro in bocca, certamente ci provoca e ci invita a non restare passivi, tiepidi, indifferenti: la fede chiede impegno, chiede disponibilità, chiede volontà di metterci in gioco.

E’ una frase che vuole provocare innanziutto i conterranei di Gesù, che rischiavano troppo facilmente di considerarsi privilegiati e quindi salvati a prescindere, tanto da giudicarli RIMASTI FUORI nella piccola parabola che poi racconterà. Eppure hanno MANGIATO E BEVUTO IN SUA PRESENZA E LO HANNO SENTITO INSEGNARE NELLE LORO PIAZZE, erano in prima fila eppure questa loro posizione di privilegio è diventata il motivo dell’esclusione. Il privilegio spegne il desiderio, blocca la ricerca, ferma il cammino, congela ogni scelta. Mentre la fede chiede continuamente desiderio, ricerca, cammino e scelta.

Ed è la stessa condizione che Isaia richiama nella prima lettura nelle sue profezie, dove mostra costantemente il desiderio di Dio di allargare il recinto, di tenere aperte le porte per tutti: IO VERRO’ A RADUNARE TUTE LE GENTI E TUTTE LE LINGUE, addirittura anche dai popoli stranieri saranno tratti SACERDOTI LEVITI, il massimo dell’apertura, oltre ogni privilegio ed elezione.

E’ l’ennesimo richiamo che non possiamo non sentire anche per noi, credenti e praticanti, che spesso rischiamo facilmente di sentirci troppo vicini per considerarci esclusi, ma rischiando seriamente di essere più lontani di quello che crediamo ed essere davvero fuori.

La porta resta STRETTA anche per noi, soprattutto per noi. E d’altronde, come ricorda l’autore della lettera agli Ebrei, nella seconda lettura, IL SIGNORE CORREGGE COLUI CHE EGLI AMA. E’ per amore che a noi viene chiesto di più, è esigente, ci propone una PORTA STRETTA, quanto per tutti resta comunque una PORTA APERTA e SPALANCATA.

DIO CI TRATTA DA FIGLI E QUALE E’ IL FIGLIO CHE NON E’ CORRETTO DAL PADRE? E CERTO OGNI CORREZIONE NON SEMBRA CAUSA DI GIOIA… DOPO PERO’ RECA FRUTTO.

Lasciamoci provocare dunque da Gesù. Accettiamo e prendiamo sul serio la fatica della PORTA STRETTA, facciamolo perché la prospettiva del GIUDIZIO rimane questione seria, come è seria la nostra libertà e seriamente la considera il Signore. Non ci prende in giro, non ci considera burattini, ma figli. Per questo il “dentro o fuori” esiste e non è una passeggiata e non è lo stesso essere trovati “dentro” o essere trovati “fuori”.

Poi sappiamo bene che il giudizio ultimo non è né nostro, né della Chiesa, ma di Dio. Chi sia “fuori” lo sa solo Lui. Noi al massimo possiamo avere la certezza di chi sia “dentro”, i santi, mai di chi è rimasto fuori nella realtà misteriosa, ma reale, chiamata “inferno” non ci è dato sapere: Dio ce ne liberi, ci prenda per mano, se necessario ci spinga con vigore, corregga la nostra mente, il cuore e la volontà, perché davvero possiamo essere, quel giorno, trovati “dentro”.