Omelia del 15 aprile 2018

3^ Tempo di Pasqua/Anno B – CREDERE E TESTIMONIARE – Ci fa bene, riascoltare le pagine del Vangelo che ci parlano del Risorto. Sono le pagine che raccontano la nascita della nostra fede. L’inizio di quella TESTIMONIANZA, di quel racconto autorevole che da 2000 anni accompagna, anche se con modi e stili diversi, la fede dei cristiani e che è partito proprio da qui dove Gesù comanda ai suoi discepoli: DI QUESTO VOI SIETE TESTIOMNI.

Da qui possiamo rispondere alla domanda: Chi siamo noi cristiani?

Siamo quelli che credono come CRISTO GESU’ SIA IL FIGLIO DI DIO, L’AMATO DEL PADRE, MORTO, RISORTO E DATORE DELLO SPIRITO, il quale è apparto ai DISCEPOLI e li ha invitati a CREDERE E TESTIMONIARE.

Nella prima lettura, gli ATTI DEGLI APOSTOLI, troviamo PIETRO in quella che è considerata la sua prima predicazione, cioè la prima “testimonianza” dove lo ribadisce con convinzione e forza: IL DIO DI ABRAMO, ISACCO, GIACOBBE… DEI NOSTRI PADRI, HA GLORIFICATO IL SUO SERVO GESU’ CHE VOI AVETE CONSEGNATO E RINNEGATO…UCCISO, L’AUTORE DELLA VITA, MA DIO L’HA RISUSICTATO DAI MORTI e conclude anche lui: NOI NE SIAMO TESTIMONI! E aggiunge: CONVERTITEVI E CAMBIATE VITA.

Noi che siamo nati e cresciuti in un contesto cristiano da secoli non ce ne rendiamo conto, ma anche per noi è accaduto la stesa cosa: qualcuno ci ha raccontato la storia di Gesù e noi abbiamo creduto.

Solo che per noi il racconto è stato un racconto fatto nell’infanzia, potremo dire con il latte materno. Fatto di gesti e di parole semplici che si sono sedimentate nel cuore senza che ce ne accorgessimo. Un racconto fatto poi di parrocchia, catechismo e sacramenti, che hanno lentamente rafforzato quella fede e creato le premesse perché poi, magari attraverso un servizio o un’esperienza giovanile diventasse una fede consapevole, scelta e voluta, cioè anche per noi è diventato vero quell’appello di PIETRO: CONVERTITEVI E CAMBIATE VITA. Anche se resta in noi un dubbio, un’incertezza, una difficoltà…

Certo sappiamo che in questi 30/40 anni le cose sono e stanno ancora profondamente cambiando. Non è più così automatico. Anzi, questo passaggio di fede tra generazione e generazione si è molto ridotto, spesso interrotto, è diventato molto laborioso. Lo sanno bene tanti genitori tra voi, lo sappiamo bene noi preti, lo sanno i giovani che ancora credono, ma che portano con sé tanti dubbi e quando vengono a Messa e si guardano attorno vedono pochissimi coetanei.

Non a caso Papa Francesco, che in modo forte sa ponendo questi interrogativi ha voluto prima un Sinodo sulla Famiglia, che è il primo luogo dove la fede viene trasmessa e ora sta preparando un Sinodo sui Giovani, che sono esattamente le nuove generazioni a cui facciamo fatica a trasmettere la fede! (dicono che il prossimo sarà sulle donne!)

Non c’è dubbio che occorre ripartire da quel GIORNO DI PASQUA, da quelle esperienze di INCONTRO CON IL RISORTO, certo uniche, ma non irraggiungibili. La fatica della fede apparteneva anche a loro, e non era molto diversa dalla nostra.

  • I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS quanta strada hanno dovuto fare per riconoscere il Signore.
  • TOMMASO, domenica scorsa, quanto tempo è passato prima che tornasse a credere.
  • Oggi gli UNDICI, nonostante il racconto dei Due di Emmaus, non credono e quando arriva tra loro Gesù sono SCONVOLTI, PIENI DI PAURA E CREDONO DI VEDERE UN FANTASMA…
  • Anche dopo la RIVELAZIONE DI GESU: GUARDATE… TOCCATEMI, emerge ancora un dubbio… PER LA GIOIA NON CREDEVANO ANCORA…

Si è vero: La fede non possiamo e non dobbiamo più darla per scontata. Lo abbiamo fatto per troppo tempo, per certi versi andava bene, ma non è più così.

Occorre tornare a GESU’ RISORTO, occorre ritrovare il filo di un RACCONTO-TESTIMONIANZA, occorre esporci alla forza dello SPIRITO SANTO, che è Spirito del Risorto. Occorre TOCCARE LA CARNE FERITA del Risorto che troviamo nei poveri, e in chi è fragile. Forse è per questo che l’altra sera eravamo in tanti in Sala Torresan per il progetto Caritas “Sentinelle della fragilità”. Forse abbiamo sentito la voce di Gesù nelle piaghe dei poveri: QUELLO CHE AVETE FATTO A COSTORO… L’AVETE FATTO A ME.