Omelia del 1° gennaio 2021

MARIA MADRE DI DIO – MADRE PER NOI – 54^ Giornata della Pace – “La cultura della cura come percorso di pace” – Iniziare un anno nuovo è sempre motivo di grande speranza. Certo sappiamo che parte delle speranze andranno deluse, ma ciò nonostante ogni anno torniamo a desiderare speranza. Fa parte della nostra vita. Non si vive senza speranza.
Umanamente parlando penso che non abbiamo molto di più da dire. La speranza è un auspicio o poco più. La vita concreta poi fa il suo corso e il cuore umano spesso fa prevalere gli interessi e gli egoismi di parte. La speranza resta, ma è quasi come fosse una favola: quando si diventa grandi si continua a raccontarla ai bambini, senza crederci più.
Per noi cristiani non è così. Certo viviamo immersi dentro questa umanità, portiamo dentro i segni di questa fragilità. Ma portiamo dentro anche altri “segni”, e la fede ci dona altre “certezze”. Esse non ci tolgono dalla fatica del vivere, ma ci donano un orizzonte più grande. Per noi la speranza del nuovo anno, non è desertica, ma è abitata. Per noi nel futuro c’è Vita, per questo c’è Speranza. Ed è la Vita che Dio ci dona e ci promette, realizza e porta a compimento.
Due i segni che il NATALE ci ricorda ogni anno:
– il BAMBINO GESU’, uomo-Dio nato per noi; un Dio fratello, vicino, uguale a noi.
– la MADRE di GESU’, la vergine-che-diventa-madre e quindi MADRE DI DIO. Una mamma per noi.
Cosa c’è di più dolce e rassicurante del cuore e dell’abbraccio di una mamma? Chi non porta con se i ricordi dolci della propria mamma? Oppure la straziante sua mancanza dopo che l’ha persa? O addirittura se per disgrazia non l’ha potuta conoscere?
In realtà sappiamo anche, realisticamente parlando che ogni mamma umana è destinata a lasciarci prima o poi. Per questo tutti portiamo nel cuore un vuoto che nessuno può colmare. Nessuno tranne Dio.
Ma il NATALE ha riempito questo vuoto.
DIO ha riempito questo vuoto. Donandoci Se stesso come Padre, donandoci GESU’ come fratello universale, donandoci MARIA come Madre di GESU’ e madre di tutti.
Così possiamo dire che, come ognuno diventa FIGLIO ADOTTIVO di DIO in GESU’, come ci ricorda San Paolo ai Galati, in MARIA ognuno acquisisce una MADRE ADOTTIVA in GESU’. Un Padre, un Fratello e una Madre che il tempo non scalfisce. Che ci stanno accanto e ci stanno davanti, per accompagnarci e per accoglierci.
Qui trova concretezza quella BENEDIZIONE di cui ci ha parlato la prima lettura, è il dono di un Bene che oggi per noi ha il nome e il volto di GESU’ e di MARIA.
Un legame indissolubile. In GESU’ Dio si è abbassato su di noi, come un papà e una mamma si abbassano sul loro bambino. In MARIA la nostra umanità è stata innalzata verso Dio come a noi non sarebbe mai stato possibile.
Per questo i primi a vedere il BAMBINO, come ci ha raccontato il Vangelo, saranno i PASTORI, i più poveri dei poveri, gli emarginati dalla città e dal villaggio (e poco dopo saranno i MAGI, cioè degli stranieri, altri “ultimi” e “lontani”, nella logica giudaica), cioè quelli più bassi nella scala sociale. E così è come se Dio, abbassato fino al massimo (PIETRO dirà “FINO AGLI INFERI” per non escludere nessuno e noi lo ripetiamo nel Credo apostolico), abbia iniziato questa lunga, lenta, ma inesorabile risalita, accanto all’umanità, a tutta l’umanità, quasi prendendola per mano, per farla risalire dal baratro della fragilità in cui si trova immersa.
E se il BAMBINO poteva farci venire qualche duplice dubbio (cosa può fare un bambino, oppure il timore di Dio che ci rende titubanti) ecco accanto subito una MADRE che è doppiamente rassicurante e la sua mano più sicura e rassicurante (è madre ed è una di noi).
Davvero DIO ha fatto tutto quello che poteva fare, e MARIA ne è uno dei segni più grandi, per “afferrare” l’umanità, ogni uomo e ogni donna in questa “valle di lacrime”, per generare STUPORE, GLORIFICARE e LODARE innanzitutto (come i pastori), per CUSTODIRE e MEDITARE gli eventi (come Maria) e riceverne conforto e soprattutto per essere come “tirati fuori”, come accadrà il giorno di PASQUA. E tutto questo passando le tappe della nostra concretissima vita, segnalata sempre dal Vangelo, con le tappe dei nascituri di allora: il concepimento, la nascita, la circoncisione e, in fine, il nome che è contiene tutta la promessa: GESU, Dio salva!