Omelia del 7 febbraio 2021

5^ Domenica del Tempo Ordinario/B – TUTTO PER IL VANGELO – Ancora 3 pagine della Scrittura dense, che si intrecciano con la realtà di oggi (d’altronde la Scrittura è come un doppio specchio che riflette la vita dell’umanità lasciandovi però intravedere la vita di Dio).
Si parte con GIOBBE, libro emblematico e modernissimo. Ci parla del dolore innocente. GIOBBE senza alcuna colpa si trova immerso nel dramma del dolore: quello fisico, è malato, pieno di piaghe; quello affettivo, ha perso tutti i figli e le figlie in poco tempo e anche la moglie ora lo disprezza; quello economico, da uomo ricco e agiato è finito in disgrazia; quello sociale, da uomo stimato è ora guardato con sospetto. Avrebbe tutte le carte in regola per arrabbiarsi con DIO e per un certo periodo lo fa, la sua preghiera si fa quasi disperazione: A ME SONO TOCCATI MESI D’ILLUSIONE… NOTTI DI AFFANNO… LA NOTTE SI FA LUNGA… I MIEI GIORNI SCORRONO VELOCI… NON C’E’ FILO DI SPERANZA… E’ UN SOFFIO LA MIA VITA… IL MIO OCCHIO NON RIVEDRA’ PIU’ IL BENE…
Come non possiamo leggere in queste righe il dramma dell’umanità di oggi e di sempre. I drammi non hanno mai fine: il Covid che sta portando via anzitempo, in una morte solitaria tanti nostri anziani… a pochi chilometri di macchina da noi, al confine europeo tra Croazia e Bosnia migliaia di persone migranti al freddo, senza diritti e senza cibo… il vaccino che arriva nei paesi dove si paga di più… l’aborto che resta un dramma nascosto, argomento intoccabile, e così in nome di presunti diritti si uccidono innocenti e nessuno si lamenta…
Sappiamo che GIOBBE alla fine del suo libro, quando tutto porta alla disperazione e alla ribellione contro DIO con sorpresa grande resta credente, nonostante tutto continua a pregare e ad affidarsi a un Dio che sembra averlo dimenticato… e DIO non lo dimentica!

Così arriviamo al VANGELO. Siamo ancora a CAFARNAO, all’inizio del ministero di GESU’. Non è ancora chiaro il suo messaggio, ma i segni iniziali sono eloquenti. Pensando a GIOBBE e al suo dramma universale, la prima risposta di GESU’ è la GUARIGIONE. Dalla SINAGOGA alla CASA: dal CIELO alla TERRA, da DIO all’UMANITA’.
E qui GLI PARLARONO DELLA SUOCERA DI SIMONE A LETTO CON LA FEBBRE. In GESU’ e nei suoi gesti c’è la risposta a GIOBBE: SI AVVICINO’, LA FECE ALZARE PRENDENDOLA PER MANO, LA FEBBRE LA LASCIO’.
Cosa fa DIO di fronte ai drammi umani? Ecco cosa fa! Si fa vicino, prende per mano, alza e guarisce.
E subito GLI PORTARONO TUTTI I MALATI E GLI INDEMONIATI… GUARI’ MOLTI… Qui c’è una questione interessante, anche se difficile: portano TUTTI i malati, ma GESU’ guarisce MOLTI. Il messaggio sottointeso è questo: la guarigione è un segno di qualcosa di più importante e più grande. E lo capiamo vedendo cosa fa GESU’ subito dopo: Il giorno dopo però è IN UN LUOGO DESERTO a PREGARE e VA NEI VILLAGGI VICINI a PREDICARE.
Non è la guarigione che conta, ma la sua PAROLA che si fa PREGHIERA e PREDICAZIONE, rapporto con Dio e rapporto con gli uomini. Qui c’è il VANGELO più vero e profondo. Miracoli, guarigioni, liberazioni ne sono segno, annuncio, anticipo, caparra. Ma quello che conta davvero è cercare Dio, la sua Parola, la sua Buona Notizia. Qui serve FEDE. Perché noi vorremo miracoli qui, subito, adesso, mentre Dio sa bene che il miracolo è soluzione provvisoria.
È come avere un pesce quando si ha fame oppure una canna da pesca. Con il pesce mangi una volta e poi hai di nuovo fame. Con la canna da pesca mangi ogni giorno. Il miracolo è il pesce, il Vangelo è la canna da pesca.

Infatti SAN PAOLO, nella seconda lettura, spiega bene che la sua prima preoccupazione è ANNUNCIARE IL VANGELO, per lui addirittura una NECESSITA’, non un VANTO, disposto a rinunciare a tutto, senza nessuna ricompensa. Quello che conta è far conoscere questa BUONA NOTIZIA: TUTTO IO FACCIO PER IL VANGELO.
Ecco il testimone autorevole e credibile.
PAOLO ha capito GIOBBE, ha soprattutto ha capito GESU’. Solo Lui conta, solo Lui vale. Solo Lui sa rialzare davvero e rendere la nostra vita degna e bella, tanto da essere continuamente raccontata. Con Lui tutto, senza di Lui il nulla: crediamolo… e facciamolo anche noi!