Omelia del 14 luglio 2019

XV domenica del tempo ordinario/C – PROSSIMI TUTTI – Peccato che una pagina così densa e provocante capiti in un tempo, quello estivo, dove siamo tutti un po’ distratti e poco inclini a metterci in gioco, con la testa in vacanza, vera o presunta, prossima o remota, possibile o impossibile, a seconda di possibilità o desideri.
Eppure è una delle pagine più significative del Vangelo: IL BUON SAMARITANO, una di quelle che ci dice subito il cuore di Dio e quindi quale dovrebbe essere il cuore del cristiano.
E se il collegamento con i RIFUGIATI può e deve essere immediato, con buona pace di chi lo temeva e chi se lo aspettava, dall’altro non possiamo non sapere e sforzarsi di applicare questa pagina alla nostra vita quotidiana, ai nostri rapporti più vicini e prossimi, come a quelli più occasionali e sporadici.
Le due premesse che arrivano da MOSE’ nel Deuteronomio e da SAN PAOLO nella Lettera ai Colossesi, peraltro, non ci lasciano molto scampo:
– Il primo dice esplicitamente: OBBEDIRAI ALLA VOCE DEL SIGNORE… OSSERVANDO I SUOI COMANDI E I SUOI DECRETI. E già qui potremo chiederci se siamo così disposti e disponibili ad ascoltare questa Voce o se siamo più attenti ad altre voci: quella del politico di turno, quella del giornalista di parte, quella dei social vera o falsa (ma siamo capaci di distinguerle?).
– Il secondo rincara la dose quando ci ricorda che CRISTO (e quindi la sua Parola) E’ IMMAGINE DI DIO… PRIMOGENITO DI TUTTA LA CREAZIONE… TUTTE LE COSE SONO STATE CREATE PER MEZZO DI LUI. In Cristo è presente Dio e quindi la sua Parola ha valore assoluto. E poi aggiunge: È ANCHE IL CAPO DELLA CHIESA, per cui, piaccia o non piaccia Lui vuole la mediazione ecclesiale, vuole che la fede passi attraverso il filtro della Chiesa che è fatta di uomini di buona volontà (non perfetti…).
Tutto per dire che il VANGELO dobbiamo prenderlo sul serio, tutto, non solo le pagine che ci interessano. E a fare questa operazione ci aiuta la Chiesa, ecco il suo compito: tenere insieme le pagine del Vangelo e non permettere che ogni credente le usi “a modo suo” strappando quelle che piacciono a destra o a sinistra, tenendo solo quelle bianche, quelle rosse o quelle verdi a seconda di nostri gusti, del nostro orientamento politico o della nostra sensibilità.
Il VANGELO VA PRESO TUTTO O NIENTE.
E’ l’errore del DOTTORE DELLA LEGGE che usa la SCRITTURA per GIUSTIFICARSI, non per fare la volontà di Dio. E la SCRITTURA dice chiaramente i due comandamenti: AMARE DIO e AMARE IL PROSSIMO (e lui lo sa bene). E non ci vuole la Bibbia per capire che tutto si riassume qui, mentre il resto ha valore, si, ma secondario. Come pure capire il senso di quello che dice GESU’ alla fine della storia del SAMARITANO, quando ribalta la questione posta dal DOTTORE: CHI E’ IL MIO PROSSIMO? Chiedeva nella sua ripresa alla prima risposta di Gesù. E Gesù che conclude ribaltando la domanda: CHI DI QUESTI TRE TI SEMBRA SIA STATO PROSSIMO? Non dunque CHI E’ IL PROSSIMO, ma A CHI, IO, MI FACCIO PROSSIMO. E la chiave per farsi prossimo è la COMPASSIONE!
E qui c’è uno dei drammi di oggi. Noi che giustamente abbiamo paura del tumore del corpo, non ci accorgiamo che sta crescendo un “tumore dell’anima”: l’INDIFFERENZA. Non ci fa più compassione niente e nessuno. E se ci fa compassione qualcosa o qualcuno, subito abbiamo un antidoto e diciamo: “sarà vero?”
E a me sembra che a furia di anestetizzare la compassione, a furia di tirare su muri di diffidenza, fili spinati di indifferenza, decreti sicurezza di cinismo, non vedo mica gente più contenta e felice!
Se non ci credete fate la prova: chiudete la porta in faccia a un povero che ha bisogno e sarete pieni di rimorsi. Aiutatelo anche un poco e sarete contenti e leggeri. Questa legge del PROSSIMO ce l’abbiamo dentro, perché tutti siamo “prossimo”, tutti siamo “umani” tutti siamo “fratelli”. Ma allora cosa aspettiamo? Non facciamoci rubare la gioia. Non facciamoci rovinare la compassione. Non lasciamoci avvelenare il cuore con il rancore e la cattiveria. Vivremo meglio questa vita e avremo più possibilità per vivere meglio anche l’altra. Si perché c’è anche un piccolo particolare finale: se vivi con compassione questa vita vai in paradiso. Se non hai compassione in questa vita andrai all’inferno: Sia che ci credi, sia che non ci credi! Meditiamo!