Omelia del 12 maggio 2019

4^ Domenica del Tempo di Pasqua/ Anno C – SPERANZA – 3 brevi letture per esprimere un concetto grande e fondamentale per la nostra fede che è la SPERANZA. Essa è la virtù più piccola, possiamo dire così, ma tiene per mano le altre due – FEDE e CARITA’ – ed è come se conducesse lungo il cammino della vita.
La SPERANZA assume innanzitutto i tratti del PASTORE. Forse ci è capitato di vedere qualche settimana fa un gregge che passava. Oggi è un’esperienza rara. Oltre alla curiosità e alla simpatia che suscita, è una immagine che Gesù prende a prestito per parlare di se stesso e del Padre celeste, che, ricorda, sono profondamente uniti: IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA. In Gesù, nella sua esperienza umana è presente misteriosamente Dio e il volto, le parole, i gesti di Gesù diventano quindi delle “finestre” sull’abisso che è Dio per noi ed è come se noi “entrassimo dentro la casa di Dio in cielo”, cosa possibile perché in GESU’, lui “è entrato dentro casa nostra in terra” con l’incarnazione, facendosi uomo in Maria. Che grande mistero, che grande scambio, che grande privilegio, che grande compito per noi.
Ma soprattutto GESU’ ci ricorda che Lui e il Padre assomigliano a un PASTORE. Dio è come un PASTORE.
E dunque noi siamo come le PECORE. E cosa fanno le pecore?
– SONO CONOSCIUTE DAL PASTORE.
– ASCOLTANO LA VOCE DEL PASTORE.
– SEGUONO IL PASTORE.
Dunque la SPERANZA nella nostra vita, di cui abbiamo bisogno come l’aria, come l’acqua e come il pane – senza la SPERANZA, infatti, non si vive – chiede da una parte di essere “CONOSCIUTE” dal PASTORE e di questo dobbiamo essere certi. Ce lo ricorda la prima domanda che ci è stata, indirettamente posta, il giorno del Battesimo: QUALE E’ IL NOSTRO NOME? Dio ci conosce per nome, ad uno ad uno.
Ma chiede, la SPERANZA, almeno due atteggiamenti fondamentali da parte nostra: ASCOLTARE e SEGUIRE il PASTORE. Cioè una vita tutti protesa verso di Lui, tutta preoccupata di Lui, di ciò che dice e di dove va. Senza la sua Parola, senza la sua Guida, le pecore non trovano i prati buoni dove mangiare, non trovano le sorgenti dove bene, noi non troviamo la SPERANZA con cui vivere!
E di SPERANZA ci parlano anche PAOLO E BARNABA, nella prima lettura, con quella PASSIONE MISSIONARIA che li spinge ad ANITOCHIA prima e poi li porterà, soprattutto PAOLO, ma anche gli altri apostoli, ai confini del mondo. E li spinge ad annunciare GESU’, suscitando in QUASI TUTTA LA CITTA’ il desiderio di ASCOLTARE LA PAROLA DEL SIGNORE, anche contro le GELOSIE, le PAROLE INGIURIOSE, con cui venivano CONTRASTATI. E questo invece che scoraggiarli, li spinge a rivolgersi ai PAGANI, e così la PAROLA DI DIO, diventa SPERANZA per tutti, senza differenze, FINO ALL’ESTREMITA’ DELLA TERRA. Quante volte anche in noi e nelle nostre comunità le GELOSIE e le MALDICENZE bloccano la Parola di Dio. E così ci perdiamo il suo frutto migliore: I DISCEPOLI ERANO PIENI DI GIOIA E DI SPIRITO SANTO. Pieni dunque di SPERANZA.

E di SPERANZA ci parla anche San Giovanni nella seconda lettura, l’Apocalisse, quando ci dice che VIDE UNA MOLTITUDINE IMMESNA, DI OGNI NAZIONE, TRIBU’, POPOLO E LINGUA. Non ha limiti, non vuole avere limiti, non può avere limiti la MISSIONE dei cristiani e della Chiesa… e quindi la nostra missione, il nostro compito di cristiani.
Chi è di CRISTO, collabora con il PASTORE. Così si realizza un fenomeno strano. Mentre siamo PECORE da Lui condotte, tutti, siamo anche un poco PASTORI, tutti, chiamati a collaborare, a portare altre pecore al suo gregge.
Certo non manca la fatica, anzi, la GRANDE TRIBOLAZIONE. Non tutto è facile, non tutto è “rosa”, come si dice, non tutto è senza un prezzo anche caro, ma il messaggio dice chiaramente che alla fine: NON AVRANNO PIU’ FAME, NE’ AVRANNO PIU’ SETE, NON LI COLPIRA’ IL SOLE NE’ ARSURA ALCUNA, PERCHE’ L’AGNELLO… SARA’ IL LORO PASTORE E LI GUIDERA’ ALLE FONTI DELLE ACQUE DELLA VITA.
Quanto abbiamo bisogno di questa GUIDA, di questo PASTORE, di questa SPERANZA.
In ogni epoca, in ogni generazione, oggi. Per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti. VIENI SIGNORE, guidaci. Donaci speranza. Continua a tenere aperto il cammino verso il cielo. Per noi e per tutti.