Omelia 29 novembre 2015

I^ domenica di AVVENTO/C                                             29/11/2015

ATTESA E SPERANZA PER TUTTI

 

Iniziamo l’AVVENTO 2015 con un mondo che predica TERRORE, TERRORE e ancora TERRORE, noi cristiani instancabili diciamo SPERANZA, SPERANZA e ancora SPERANZA.

Vale oggi ma valeva anche 2600 anni fa con il profeta GEREMIA, la prima lettura: ECCO VERRANNO GIORNI NEI QUALI IO REALIZZERO LE PROMESSE DI BENE CHE HO FATTO ALLA CASA DI ISRAELE E DI GIUDA, e 2000 anni fa da PAOLO, seconda lettura: IL SIGNORE VI FACCIA CRESCERE E SOVRABBONDARE NELL’AMORE FRA VOI E VERSO TUTTI.

Ce lo dice GESU’ nel Vangelo di Luca (che oggi iniziamo e leggeremo tutto il prossimo anno) e ci dice RISOLLEVATEVI E ALZATE IL CAPO PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA. E ci invita all’impegno, a darci da fare: VEGLIATE IN OGNI MOMENTO PREGANDO.

Dio promette il bene, noi rispondiamo attendendolo.

In mezzo però ci sono SEGNI e presagi cupi, neri: il Vangelo è esplicito. ANGOSCIA, FRAGORE DI MARE, MORTE, PAURA… Cosa sono? E’ tutto smentito? La promessa e l’impegno valgono la pena?

Oh si, vale la pena. SPERANZA, SPERANZA, e ancora SPERANZA. L’Avvento che inizia, il Natale che torna, ci dicono SPERANZA, e noi siamo inguaribili ottimisti. Non ci rassegniamo ai profeti di catastrofi e di sventure, né a quelli di certa politica (interessata), né a quelli di certi mass media (interessati) e nemmeno a quelli di certi uomini religiosi cattolici e non, tentati di adorare un Dio del castigo, delle punizione, delle vendette.

Non è il Dio di Gesù, non è il nostro Dio.

AVVENTO: è tempo di Attesa. Ma io cosa attendo?

Vi leggo la storia di EMIN uno dei profughi della Caritas di Treviso.

Passa il tempo, i mesi: sei mesi. Per tutti questi mesi non ho fatto altro che vivere aspettando il momento della Commissione, dove potrà finalmente raccontare quanto difficile è stata la mia vita prima di arrivare qui. Tutti mi dicono che sarà difficile, che arrivano in tanti. Ma io so che avrò il documento. Vado in Commissione e mi chiedono della mia vita. Racconto un po’ non tutto, perché dall’agitazione quasi non mi ricordo come mi chiamo. Aspetto quindici giorni e la risposta arriva ed è negativa.

Mi crolla tutto addosso. Sono disorientato, distrutto, sento che sto crollando. Non piango ma vorrei soffocare tra le mie lacrime. Perché negativa? Perché devo avere un altro no? Che senso ha avuto tutto questo? Torno al Centro e non ci credo. Sei mesi per sentirmi dire “devi lasciare il territorio entro trenta giorni dalla notifica”. Prendo la bici e inizio a vagare per al città. Sono stanco. Stanco di non aiutare la mia famiglia e di non sentirmi utile. Stanco di attendere ancora per sentirmi dire un altro no. Improvvisamente i brutti pensieri, quelli che in questi mesi ero riuscito un po’ a nascondere riaffiorano, mi investono. Ho il viso buio, gli occhi bui. Non trovo un senso a nulla di questi ultimi sei mesi. Perdo quella poca serenità che avevo faticosamente conquistato ma devo andare avanti. Faccio ricordo in Tribunale. Incontro l’avvocato e parlo con lui. Non so dove andrò e faccio l’unica cosa che possa fare ora, ancora. ATTENDERE.

EMIN attende un futuro migliore.

Non lo attendiamo anche noi? Siamo migliori di lui? No però abbiamo un dono e unaresponsabilità: noi ATTENDIAMO IL SALVATORE,

Noi ATTENDIAMO il SALVATORE, ci crediamo per noi e per il mondo. Per questoVEGLIAMO E PREGHIAMO e come ci viene a ricordare il Papa con l’Anno SantoAIUTIAMO. Ecco le OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE. Per EMIN e tutti coloro che hanno bisogno, soprattutto hanno FAME, ecco una delle richieste di Gesù: dar da mangiare agli affamati.

Con il nostro Centro di distribuzione viveri della Caritas diamo da mangiare a più di 40 famiglie di Camposampiero e Massanzago. Contribuiamo anche noi. Portiamo qualcosa nel Cesto dei poveri. Ce lo chiede Gesù. E’ questa una delle porte per entrare nell’Anno santo, per entrare nell’Avvento, per entrare nel Natale, soprattutto per entrare nella CASA DEL SIGNORE: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”. Per EMIN e per tutti quelli come lui. Vicini e lontani. Siamo tutti fratelli, da Betlemme in poi. Ci crediamo o no?