Omelia 27 novembre 2016

1^ domenica del Tempo di Avvento/A                             27/11/2016

CAMMINARE VERSO DIO

AVVENTO, tempo di CAMMINO, NATALE, tempo di CAMMINO. In Avvento camminiamo noi, a Natale scopriamo che prima di noi, con noi e per noi si è messo in cammino Dio stesso.

La prima lettura, ISAIA, ce lo dice come anticipo, profezia: AL MONTE DEL TEMPIO DEL SIGNORE…AFFLUIRANNO TUTTE LE GENTI. VERRANNO MOLTI POPOLI, CI INSEGNI LE SUE VIE, POSSIAMO CAMINARE PER I SUOI SENTIRI… CASA DI GIACOBBE VENITE, CAMMINIAMO NELLA LUCE DEL SIGNORE.

A nessuno può sfuggire il drammatico paragone con gli esodi di oggi, quelli a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni.

Come cristiani non possiamo stare indifferenti. A parte il fatto che questi esodi ci sono sempre stati, ma ovviamente visto che ora ci “toccano” ecco che i nostri media e la nostra politica se ne interessa, in modi spesso molto discutibili e insopportabilmente parziali o falsi, anche perché di proposito dimenticano che tanta colpa di questo viene da noi stessi: guerre e carestie sono anche colpa nostra (è duro da accettare ma è così, noi come occidente, noi come occidentali e il nostro stile di vita che consuma le risorse degli altri).

Come cristiani non possiamo stare indifferenti. Non possiamo per carità cristiana, non possiamo per necessità cristiana.

La vita cristiana è un cammino. Come cristiani siamo tali solo se in cammino. Questa vita è tutta un cammino. Solo chi cammina arriva alla meta. E se la vita è cammino, sarà solo così che il Signore ci incontra e che noi possiamo incontrare Lui. Doppiamente Lui verso noi e noi verso Lui. L’AVVENTO e il NATALE sono tutti qui.

Ma dove lo incontriamo? Quale sentiero e quale strada ci potano ad incrociare le sue? Mi sembrano due le strade:

         quella della nostra vita interiore: è dentro la nostra vita che lo incontriamo. Dentro la verità della nostra vita, una verità che riconosce il primato di Dio nel “si” vocazionale (matrimonio, consacrazione, vita da soli ma orientata a lui), nel “si” della verità dei nostri peccati (da riconoscere, da confessare alla luce della Sua Parola), nella continua ricerca di Lui nella Parola, nella preghiera e nei Sacramenti (come anche Papa Francesco ci ricorda nell’ultima letteraMisericordia et misera). Qui c’è tutto quel E’ TEMPO DI SVEGLIARVI DAL SONNO di cui ci parla San Paolo ai Romani, nella seconda lettura.

         Quella della vita esteriore, quella degli altri: è incrociando le strade degli altri che lo incontriamo. E le strade migliori ci dice il Vangelo sono quelle dei POVERI. Per cui accogliere i migranti è il modo migliore per incontrare GESU’. Quasi mi dispiace dirlo, so che dà fastidio, a volte è difficile anche per me, ma è così! Qui ritroviamo quel “VERRANNO MOLTI POPOLI” che ricordava la prima lettura e che ritroveremo spesso nell’annuncio del NATALE.

Come ci troverà il Signore quando verra? Perché viene quando meno ce lo aspettiamo, come ai GIORNI DI NOE’: mentre si MANGIA, mentre si BEVE, mentre si METTE SU FAMIGLIA. Oppure MENTRE SI E’ NEL CAMPO o ALLA MOLA, cioè si è al lavoro e in tutte le altre occupazioni della vita: il Signore viene e non ce lo aspettiamo. Occorre VEGLIARA, cioè CAMMINARE, essere in cammino. Interiore ed esteriore, con se stessi e con gli altri, specie i poveri.

Dove siamo noi oggi? Come siamo noi oggi? Come ci troverebbe il Signore se arrivasse ora? Fermi a bordo strada preoccupati solo di noi stessi, sia che siano problemi grandi (quale lavoro?, quale casa?), sia che siano problemi piccoli e un po’ egoistici (cosa mi compro con i saldi? Dove vado in vacanza quest’anno?).

Ascoltiamo San Paolo ai Romani, LA NOTTE E’ AVANZATA, E’ TEMPO DI SVEGLIARCI DAL SONNO, ADESSO LA NOSTRA SALVEZZA E’ PIU’ VICINA DI QUANDO DIVENTAMMO CREDENTI. E’ più vicina la salvezza o la perdizione?

E ancora: GETTIAMO VIA LE OPERE DELLE TENEBRE E INDOSSIAMO LE ARMI DELLA LUCE. Quali sono le opere delle tenebre? Tutto ciò che porta a pensare per me! Tutto ciò che puzza di egoismo e quindi di peccato. Quali sono le opere della luce?  Tutto ciò che mi spinge avanti, ma fa camminare: verso Dio, verso il prossimo, qualsiasi prossimo, soprattutto il povero.

Buon AVVENTO, cioè buon cammino!