Omelia 27 marzo 2016 – domenica di Pasqua

DOMENICA DI PASQUA – Anno C                               27/05/2016

LA GEOGRAFIA DELLA PASQUA

Come è bello il mattino di Pasqua. Celebriamo la vita, celebriamo la luce, celebriamo la speranza. Quanto abbiamo bisogno di vita nuova, luce nuova e speranza nuova.

Gesù è risorto. Oggi siamo chiamati a prenderne coscienza. Ieri sera lo abbiamo celebrato soprattutto con i segni: la luce appunto, la Parola, l’acqua e l’Eucaristia. Oggi è lui stesso checi prende per mano, come fece con le DONNE di cui abbiamo ascoltato ieri sera; come fece con PIETRO, ieri ancora incerto e titubante, oggi, nella prima lettura, coraggioso testimone; come fece con i DUE DI EMMAUS, a cui si affianca silenzioso e appunto spiega i fatti accaduti, mostra loro un senso e una speranza.

C’è come una geografia della Pasqua in queste tre letture dove Gesù ci prende per mano e ci conduce a capire e a vivere la Pasqua, a capire e a vivere, almeno un poco – e quanto ne abbiamo bisogno tutti – la sua risurrezione.

C’è NAZARET di cui fa cenno PIETRO nella prima lettura ricordando come tutto fosse partito. Pur non essendo la città natale, è però il luogo, piccolo e sconosciuto villaggio, dove il Figlio di Dio, colui che sarebbe risorto dai morti, è vissuto 30 anni, condividendo la vita degli uomini, la nostra vita. La famiglia, il lavoro, il crescere, l’imparare, il pregare, il gioire, il soffrire. Come dire tutto di noi, tutta la vita umana, non quella dei grandi, dei palazzi, della storia, ma la nostra, l’ha abitata, l’ha come riempita in anticipo di sé, cioè di risurrezione. La nostre famiglie sono già di per sé luogo di risurrezione, con le loro gioie e i loro dolori. A partire da quel BATTESIMO che Gesù stesso volle ricevere dal Battista e che era misterioso anticipo, pur diverso, del nostro Battesimo che ieri sera abbiamo ricordato e a partire dal quale davvero le nostre vite, le nostre famiglie sono già abitate dal Risorto. Nazaret già ci parla del Risorto, già profuma di Lui, già mostra la sua luce e la sua grande speranza.

 

E poi c’è EMMAUS, che è il villaggio dove i DUE erano diretti, con il volto TRISTE, perché segnato dalla delusione, con i piedi stanchi perché segnati dall’illusione, con le mani fiacche perché vuote e sconfitte. E’ il luogo della sconfitta, della resa, del ritorno a casa senza aver realizzato i propri sogni. E’ il luogo del fallimento. E se fosse solo per noi tale resterebbe. Ma Gesù risorto cambia le carte, spariglia, sconvolge. Lo fa a suo modo, lo fa di nascosto. I LORO OCCHI ERANO IMPEDITI A RICONOSCERLO. Era con loro, camminava con loro e loro non lo sapevano. Il Risorto è soprattutto così. E’ con noi, cammina con noi e noi non lo sappiamo. Quante volte facciamo questa esperienza e ci chiediamo: dove sei Signore? Perché in questo momento di crisi, di malattia, di paura non ci sei? Proprio ora che ho bisogno di te?

Il Signore cammina con noi, in incognito. Cammina con noi e ci interroga, ci spiega le Scritture, ci scalda il cuore e ce lo apre, perché un’operazione al cuore è sempre difficile. E così EMMAUS da meta non di tristezza e sconfitta, proprio perché non viene raggiunta, diventa l’occasione della speranza, punto di ripartenza.

Ripartiamo da Emmasu, da quella cena miracolosa che apre cuore, occhi, mente, gambe, e rimette in moto, spinge a correre per raccontare. Il maestro c’è, non è sparito. Il Signore è risorto, non ve ne accorgete?

 

Ed ecco l’ultima meta: GERUSALEMME. Li i due di Emmaus FECERO RITORNO E TROVARONO RIUNITI GLI UNDICI E GLI LTRI CHE ERANO CON LORO I QULAI DICEVANO: DAVVERO IL SIGNORE E’ RISORTO ED E’ APPARSO A SIMONE.Gerusalemme è la città del Risorto. Li si corre. Li Lui ci precede. Li Lui appare, scalda il cuore di tutti, anche dei traditori redenti come Pietro, come tutti.

Geruselemme è il luogo della testimonianza, del racconto, del cuore carico di gioia e di speranza con cui contagiare, con cui sostenere, con cui incoraggiare. Gesù è risorto e nessuna tomba resterà chiusa. La promessa è chiara. La Gerusalemme terrena è solo immagine eanticipo di un’altra Gerusalemme, quella celeste. CERCATE LE COSE DI LASSU’ dirà Paolo nella seconda lettura, LASSU’ DOVE E’ CRISTO e dove saremo anche noi.

La geografia della Pasqua terrena apre la strada per il cielo, per un altro luogo, un’altra geografia, dove le nostre scarpe o i nostri sandali non possono arrivare, ma dove i nostri sbagli, dove le nostre stanchezze, le nostre fatiche e delusioni saranno riparati tutti.

Ora c’è vita, c’è luce, c’è speranza. Le porte della Gerusalemme del cielo sono aperte e ci aspettano. Il Risorto è li che ci porta.