Omelia 25 ottobre 2015

XXX TO/B                                                                           25/10/2015

TENEREZZA DI DIO

Se vogliamo trovare un denominatore comune ai 3 brani di oggi potrebbe essere la COMPASSIONE che possiamo anche tradurre con il termine TENEREZZA. E di “tenerezza” parla un vescovo del Sinodo della Famiglia che oggi si chiude (cf foglietto parrocchiale), comepriorità della Chiesa verso la famiglia di oggi, come frutto di questo Sinodo. Famiglie di oggi, non più tanto da giudicare o selezionare, tra giuste e sbagliate, regolari e irregolari, ma da accogliere con tenerezza appunto innanzitutto. Compassione, tenerezza, misericordia come “architrave” del Vangelo, per citare Papa Francesco. Solo dopo essere passati sotto questo architrave possiamo, Vangelo in mano, cercare insieme le strade del Bene che Gesù ci indica e che certo è sempre esigente per tutti, un Bene che è Verità che non muta, che è impegnativa, ma non deve e non può mai perdere il volto della misericordia. Un Dio così, una Chiesa così, una Verità così mi interessa, mi attira, mi piace, ha qualcosa da dire agli uomini e le donne di oggi, ha posto per tutti.

E torniamo allora alle 3 letture.

 

In Geremia la TENEREZZA di Dio si esprime con il racconto del ritorno alla Terra promessa dopo l’Esilio. Dio mantiene le sue promesse e questo diventa GIOIA, ESULTANZA, CONSOLAZIONE soprattutto per i più fragili e deboli: CIECHI, ZOPPI, DONNE INCINTE E PARTORIENTI. Tutti in cammino per tornare a casa, verso FIUMI RICCHI D’ACQUA, STRADE DIRITTE, SENZA INCIAMPARE. Quanti sono ancora oggi invece gli esiliati, quanti i poveri e deboli che debbono scappare di casa. Noi cristiani non possiamo non essere i primi testimoni della tenerezza di Dio e provare (almeno provare) ad alleviare un po’ (almeno un po’) le loro sofferenze, oggi qui tra noi, in attesa che le strade del ritorno tornino diritte, i loro paesi ricchi come i nostri, tanto da rendere desiderabile e bello il ritorno.

 

E poi c’è la COMPASSIONE del SOMMO SACERDOTE di cui ci parla la lettera agli Ebrei. Quel sommo sacerdote è Gesù, l’unico capace di OFFRIRE DONI E SACRIFICI efficaci PER I PECCATI. E dice poi l’autore: EGLI E’ IN GRADO DI SENTIRE GIUSTA COMPASSIONE PER QUELLI CHE SONO NELL’IGNORANZA E NELL’ERRORE, ESSENDO ANCHE LUI RIVESTITO DI DEBOLEZZA. Un Dio che si fa debole, si riveste di debolezza, per capirci, per avere compassione. Un Dio così mi piace, mi attira. E noi dobbiamo essere una Chiesa così. Certo l’errore resta errore, il peccato resta peccato, ma chi di noi non sbaglia e non pecca? Abbiamo tutti un enorme bisogno di compassione. Non capiti anche a noi come nella parabola: Dio ha grande compassione di noi e noi non riusciamo ad avere una piccola compassione verso un fratello, un povero, un bisognoso… Attenti: quel servo viene trattato duramente.

 

Abbiamo infine la splendida pagina del Vangelo con questo CIECO, BARTIMEO. Lui è fermo, è cieco, è seduto, è mendicante. Non ha nulla. Ma proprio per questo “sente” l’amore di Gesù che passa e GRIDA e alla fine sarà GUARITO, e si metterà a SEGUIRE Gesù. Esattamente il contrario del ricco di qualche domenica fa. Quante volte anche noi rischiamo di essere troppo ricchi o di sentirci troppo a posto e invece ci allontaniamo da Gesù. MOLTI LO RIMPROVERAVANO, non avevano misericordia, non avevano tenerezza verso di lui. Quante volte anche noi rischiamo facilmente di fare così con molti.

E’ bello vedere invece come Gesù intanto non manca di tenerezza nemmeno verso gli APOSTOLI, anzi li coinvolge: CHIAMATELO. E poi non manca di tenerezza grande verso BARTIMEO, il cui nome “figlio dell’impuro” ulteriormente diceva di una condizione di emarginazione profonda che Gesù supera: Lo fa alzare di corsa, tanto da buttare via anche l’unica ricchezza, IL MANTELLO, e lo interroga CHE COSA VUOI, giusto per ridargli dignità e in fine lo SALVA. Prima gli dona la salvezza perché il suo cuore era pronto a riceverla e quella salvezza diventa solo dopo anche GUARIGIONE.

 

O si, Gesù. Chiama anche noi, alzaci, aiutaci a liberarci delle nostre false sicurezze e donaci Salvezza. Donaci speranza. Donaci guarigione. E fa che possiamo essere anche noi testimoni credibili della Tua Tenerezza con tutti, ma proprio tutti.