Omelia 25 giugno 2017

12^ TO/A                                                                            25/06/2017

IL CORAGGIO DELLA FEDE

Riprendiamo, con il tempo ordinario della liturgia (verde), la lettura quasi continuativa del Vangelo, quest’anno è MATTEO. Un Vangelo diviso in 7 parti (i numeri sono importanti per Matteo), la prima parte è dedicata alla nascita, l’ultima alla passione, morte e risurrezione di Gesù, in mezzo ci sono 5 grandi discorsi.

Ora stiamo leggendo il discorso “missionario”, con il quale Gesù parla ai suoi della necessità e delle conseguenze della proclamazione che un giorno, passata la Pasqua, dovranno fare del Vangelo al mondo, cioè a tutti.

Una prima cosa che possiamo dire è che la MISSIONE ci riguarda tutti in quanto battezzati. Sappiamo bene che per secoli essa è stata considerata compito dei “professionisti”: consacrati, preti e suore che eroicamente partivano per terre lontane e sconosciute per comunicare il Vangelo. Il Concilio Vaticano II ci ha fatto capire che oggi più che mai occorre allargare il gruppo dei missionari e farlo coincidere con tutti i cristiani. Anzi, possiamo dire che non siamo cristiani se non siamo missionari. E ancora, che, probabilmente, non c’è abbastanza fede in noi e attorno a noi, anche perché non ci dedichiamo abbastanza a raccontarla, la fede, agli altri.

Perché non siamo missionari?

         perché resta nella nostra testa l’idea sbagliata che solo preti e suore devono occuparsene…

         perché c’è una pigrizia mentale incolpevole che ci porta a ripetere le cose come le abbiamo sempre fatte…

         perché c’è una pigrizia colpevole che ci porta a non voler far fatica altre il tran tran quotidiano…

         perché abbiamo paura delle conseguenze, di cosa penseranno gli altri, di come ci considereranno, delle derisioni…

         perché non ci interessa… e quindi perché di fatto Dio, anche se veniamo a Messa e diciamo le preghiere, non abita in noi!

Potremo continuare, ma ci sono motivi sufficienti perché ognuno faccia il suo esame di coscienza.

Tu da che parte stai? Quanto missionario sei? Quanti e quali di questi “blocchi” ci sono nel tuo cuore?

Una seconda cosa ce la dice invece Gesù: NON ABBIATE PAURA. E lo ripete 3 volte in questa pagina. Anche qui il numero è importante, 3 è il numero di Dio, è il superlativo assoluto, è la certezza, è la verità assoluta.

Di cosa hanno paura i discepoli e quindi anche noi?

   DEGLI UOMINI e di ciò che E’ NASCOSTO E SARA’ RIVELATO. E’ la prima paura, quella del giudizio, di ciò che penseranno gli altri. Quante volte ci blocca questo pensiero e siamo più preoccupati di ciò che pensano gli altri rispetto a ciò che pensa Dio (Cf GEREMIA: SENTIVO LA CALUNNIA DI MOLTI).

    DI QUELLI CHE UCCIDONO IL CORPO. E’ la seconda paura, quella del martirio. Detta così è una paura giustificata, però nasconde qualcosa di pericoloso, un trabocchetto nel quale la mentalità di oggi (di sempre?) ci fa cadere e che Gesù smaschera: essa ci dice che esiste solo il presente, e quindi non esiste vita eterna, non esiste paradiso e inferno. Il vero inferno è credere che l’inferno non esista, così si uccide la speranza…

   VOI VALETE PIU’ DEI PASSERI. La terza paura nascosta in questa frase è quella di non valere niente e per nessuno. Anche qui però Gesù ci apre una speranza: le sue parole “NEMMENO UNO CADRA’ SENZA IL VOLERE DEL PADRE” che dovremo tradurre meglio dicendo: “NESSUNO CADRA’ SENZA IL PADRE”, ci confermano. Noi valiamo non perché belli, ricchi e intelligenti (e quindi nessuno lo è e non valiamo nulla), ma perché “figli” di un Padre grande che non ci abbandona… e quindi nessuno è abbandonato, nessuno vale niente. E’ quello che ci dice anche GEREMIA nella 1^ lettura: IL SIGNORE E’ AL MIO FIANCO.

Dunque la fede ci chiede di prendere coraggio, di non restare chiusi in Chiesa, nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, bensì ci chiede di essere credenti coraggiosi, certo a partire dalle nostre Chiese, parrocchie, case, luoghi dove ci alimentiamo, ci strutturiamo, ci formiamo, ma per USCIRE, come ama dire Papa Francesco, per non lasciare che le ragnatele si posino sulle nostre belle liturgie, gruppi, riunioni, per portare a tutti la freschezza del Vangelo, della speranza e del coraggio cristianiCi crediamo? Lo vogliamo? Ci sono campi grandi, estesi: in vacanze, nel lavoro, nell’ambito civile… Coraggio!