Omelia 24 luglio 2016

XVII TO/C (la Preghiera)                                             24/7/2016

LA PREGHIERA: UN DONO

PREGARE, AMARE e ASCOLTARE sono i tre verbi della vita cristiana che Gesù con il suo Vangelo continuamente ci propone.

Le letture di oggi ci spiegano il PREGARE. Il cristiano prega!

Era normale, ai tempi di Gesù, che dei discepoli chiedessero al loro maestro un insegnamento circa la preghiera, lo ricorda esplicitamente il nostro brano: SIGNORE, INSEGNATI A PREGARE, COME ANCHE GIOVANNI HA INSEGNATO AI SUOI DISCEPOLI. E Gesù se ne esce con quella preghiera fenomenale che è il PADRE NOSTRO, che praticamente da sempre, fin da piccolissimi, accompagna la nostra vita di tutti noi cristiani.

E’ bello notare innanzitutto che la richiesta nasce da uno “sguardo”, dalla constatazione cioè che “GESU’ SI TROVAVA IN UN LUOGO A PREGARE. Prima dell’insegnamento c’è l’esempio. Lo sappiamo bene anche noi (poi facilmente ce lo dimentichiamo). Una prima conseguenza che mi viene da sottolineare allora è che della preghiera non possiamo fare a meno, se non altro perché Gesù ce ne ha dato l’esempio! Lo sottolineo perché penso sia esperienza comune il fatto che la preghiera sia “cosa” difficile, sia qualcosa che ci costa, che ci chiede lotta, sacrificio, impegno: spesso contro noi stessi, le nostre pigrizie, ma anche contro le tentazioni che sorprendentemente si accendono appena nasce in noi il desiderio di pregare (E anche questo potrebbe bastarci a capirne l’importanza)!

E Gesù consegna questa preghiera breve e facile, essenzialissima, che nella versione di Luca è ancora più breve di quella di Matteo (e già questa è un’indicazione, mi pare: il come della preghiera non è fisso e immutabile, ma è personalizzabile, adattabile).

E la preghiera inizia dal protagonista primo, il soggetto a cui ci rivolgiamo come in un dialogo molto intimo: il PADRE! E sappiamo che questa parola traduce in realtà l’ABBA’ che è indicazione estremamente più intensa e profonda, “babbo mio”, “paparino”, è la parola usata dai bambini verso il loro papà, è una delle più grandi rivelazioni di Gesù nel Vangelo per noi: Dio è così.

Un Padre da mettere continuamente al centro, al primo posto, in alto nella scala dei valori, questo significa: SIA SANTIFICATO IL TUO NOME e VENGA IL TUO REGNO. Il tuo Nome sia il più importante, sia riconosciuto come santo e il tuo Regno venga tra noi, diventi il nostro regno e tu il nostro re. E’ la “prima tavola” della legge, quell’amare Dio con tutto il cuore (già l’AT lo aveva rivelato).

E subito dopo ecco la “seconda tavola”, che riguarda l’uomo, l’umano, il prossimo, è il primo prossimo siamo anche noi stessi e ciò di cui abbiamo tutti bisogno per vivere: il PANE, il PERDONO, la vittoria sul MALE.

E quanto è necessario tutto questo, sempre e oggi ci viene drammaticamente ricordato dalla cronaca tragica che in modo angosciate ci assale, ci invade con i media (tra l’altro con la triste constatazione che vediamo solo i morti occidentali e giustamente ci commuoviamo e ci indigniamo, mentre non ci commuoviamo più per i morti dei barconi o peggio non vediamo i morti di tanti attentati nei paesi poveri): Si vive di pane, di perdono e di lotta al male.

Il PANE che manca a qualcuno è la causa delle migrazioni, è la causa delle guerre: attenzione, che manca a qualcuno, ma non a tutti! Questo genera ingiustizia, genera migrazioni, genera odio.

Il PERDONO come condizione indispensabile per uscire dalla logica della vendetta. Chi perdona vive, chi si vendica uccide ma anche muore. Solo con il perdono si costruisce pace, non con le armi.

Il MALE che ci assale, perché il male è dentro di noi (segnati come siamo dal peccato originale e le sue conseguenze) e attorno a noi come Tentatore vero, invisibile ma reale e drammaticamente efficace.

 

E allora anche noi chiediamo con insistenza: Gesù insegnaci a pregare. Tu hai pregato per noi, continui a farlo, ma aiutaci a fare della nostra vita una preghiera. Aiutaci a pregare con FIDUCIA e PERSEVERANZA, come seppe fare ABRAMO, come ci hai insegnato tu con la parabola dell’AMICO IMPORTUNO.

Insegnaci a pregare perché noi non sappiamo farlo fino in fondo (lo sperimentiamo sempre). Aiutaci a farlo con fiducia e perseveranza non perché dobbiamo convincere te, ma perché dobbiamo aprire il nostro cuore duro, durissimo, e fare spazio al tuo Spirito che scioglie, riscalda, apre e così permette al PANE di bastare, al PERDONO di sanare, al MALE di non dilagare. Ne abbiamo estremo bisogno: Signore, aiutaci a pregare.