Omelia del 7 giugno 2020

Trinità/Anno A – UN FIORE CHE SBOCCIA – La festa della Santissima TRINITA’ è forse la più misteriosa e difficile da capire. Ma se la inseriamo nel contesto del cammino liturgico, quel sentiero che ogni anno torniamo a percorrere, essa subito acquista luce. Se poi prestiamo attenzione ai testi della Scrittura, comprendiamo bene che, prima di essere un sottile frutto di riflessioni teologiche astratta, è invece il frutto dell’AMORE che Dio è e ha per tutti noi.

È per questo che la possiamo definire come UN FIORE CHE SBOCCIA DALLA PASQUA e mostra i suoi colori, i riflessi, i petali, il suo sviluppo. Fiore che diventa frutto domenica prossima con l’EUCARISTIA. Un fiore che sboccia dall’amore che la Pasqua ci ha mostrato e ci ha donato.

Un fiore che nasce nell’aridità della vita degli uomini che senza il seme della Rivelazione, iniziativa assolutamente gratuita di Dio, non avrebbe potuto sbocciare e abbellire il mondo.

Un fiore che evita volutamente la forza e il rischio di schiacciamento che l’assolutezza dell’unico Dio può portare con sé quando è nelle mani, nella bocca e nel cuore degli uomini, come vediamo tante volte nei fanatismi.

Un fiore, dunque, la festa di oggi! Cosa delicata e preziosa. Cosa che si può solo donare, che non ha utilità immediata, ma ha il solo compito di rendere migliore chi lo dona, chi lo riceve e il luogo dove viene esposto. Un fiore che viene da lontano.

 

Abbiamo ascoltato nella prima lettura, siamo nell’ESODO, una delle prime autorivelazioni di Dio, uno dei primi momenti (prima c’è Abramo, c’è il Roveto ardente) nei quali Dio “si semina”, si fa conoscere, si rivela, si mostra, si presenta: ALLORA IL SIGNORE SCESE NELLA NUBE, SI FERMO’ PRESSO DI LUI E PROCLAMO’ IL NOME… PASSO’ DAVANTI A LUI PROCLAMANDO: IL SIGNORE, IL SIGNORE, DIO MISERICORDIOSO E PIETOSO, LENTO ALL’IRA E RICCO DI AMORE E DI FEDELTA’.

E’ un fiore inatteso il DIO-TRINITA’ prova ne sia il fatto che di questa bella presentazione a noi resta più facilmente l’idea dell’IRA di Dio, piuttosto che quella della sua MISERICORDIA.

 

E’ per questo che nel Vangelo (non a caso “buona notizia”), è GESU’, il FIGLIO, che si incarica di dire a NICODEMO, al mondo, agli uomini, nel loro modo, nel loro linguaggio, ciò che doveva essere presente a tutti: DIO NON HA MANDATO IL FIGLIO NEL MONDO PER CONDANNARE IL MONDO… MA PERCHE’ SIA SALVATO PER MEZZO DI LUI. Salvare è il contrario di perdere. Dio non vuole perderci. Dio non vuole che le nostre forze ci abbruttiscano, ma viene lui stesso a seminare bellezza, a piantare fiori d’amore su questa terra così avvelenata d’egoismo.

La TRINITA’ è il fiore dell’amore di Dio che sboccia e che continuamente sboccia nel deserto dell’uomo.

Non c’è guerra, ingiustizia, calamità, pandemia che possano uccidere quel fiore. Lui è più forte di tutto/i. Con GESU’ e lo SPIRITO SANTO è venuto in questo mondo in modo nuovo e non lo lascia più.

 

E alla fine, siamo alla seconda lettura, San Paolo ai Corinzi, possiamo capire la certezza e la forza con cui l’apostolo dichiara ai suoi interlocutori e a noi: SIATE GIOIOSI! Non possiamo non esserlo, anche in mezzo alle tribolazioni della vita. La GIOIA è il profumo del fiore che è Dio. Una gioia che trascina con sé altri doni: LA PERFEZIONE (sappiamo bene, lo diciamo come proverbio, che essa non è di questo mondo), il CORAGGIO che nasce vicendevolmente, quando accettiamo la sfida che la TRINITA’ porta con sé, quella della comunione, come pure quando ci dice: ABBIATE GLI STESSI SENTIMENTI e ci propone qualcosa che è fuori della nostra portata: VIVETE IN PACE.

I frutti di questo “fiore” che sboccia, DIO-TRINITA’ in noi, portano a rafforzare la sua presenza e a rinnovare i doni stessi: E IL DIO DELL’AMORE E DELLA PACE SARA’ CON VOI.

 

Perché siamo credenti, perché siamo cristiani, perché veniamo a Messa, perché ci confessiamo (o dovremo)? Perché IL DIO DELL’AMORE E DELLA PACE possa essere sempre con noi.